Tocca a Carlo Freccero, questa settimana, interpretare il duplice
ruolo di custode dell’identità (presunta) della sinistra e di castigatore del
sindaco di Firenze. Prima nel corso di
Piazza
pulita, poi con un
editoriale sul Manifesto, l’autore
e manager televisivo mette in fila le classiche trite tesi per distruggere l’eretico
bimbaccio (talmente trite che nemmeno sente la responsabilità di spiegarle). Peraltro,
in aperta contraddizione tra loro (per esempio, Renzi sarebbe allo stesso tempo
berlusconiano, democristiano e “americano”). Così, criticare le cinque tesi di
Freccero vuol dire, di fatto, criticare la posizione di quella sinistra
dogmatica che oggi si sente minacciata dall’onda della Leopolda.
1 - Renzi è il
nuovo Berlusconi
I motivi? Sono tre: continuità di programmi e contenuti, comunicazione
senza contenuti, linguaggio generalista e inclusivo. Si tratta di argomenti infondati.
Intanto, la capacità di avere un linguaggio inclusivo non è
un macchia, bensì un pregio per un leader che deve avere la capacità di conquistare
la fiducia e le preferenze dei cittadini: per chi immagina di rivolgersi
soltanto ai fedeli della propria parrocchia questo ovviamente è un problema.
Quanto alla comunicazione è veramente ardito rinvenire continuità
tra l’impero economico-mediatico di un tycoon che ha corrotto e acquistato tutto
ciò che si trovava davanti (compresi i magistrati) e un bimbaccio che ha
commesso tutt’al più il tremendo peccato di aver partecipato in gioventù alla… Ruota della fortuna (questa sì che è
continuità!).
E i contenuti? Da una parte, c’è un ventennio costruito
sulla finta guerra antipolitica, sull’immobilismo, sulla difesa delle corporazioni
e sul colbertismo economico. Questo ventennio ha prodotto l’ulteriore aumento
della spesa pubblica e del debito pubblico facendo dell’Italia il paese più
impreparato di fronte alla crisi. Dall’altra, un giovane amministratore che
vuole ridare fiducia alla politica – forse la cosa più di sinistra di questi
tempi, ha notato nel suo blog su
L'Espresso, Marco Damilano – e, allo stesso tempo, ha fondato
tutta la sua vicenda sulla rottamazione, espressione rozza certo, ma che
esprime quella radicale domanda di trasformazione e di ricambio (anche
generazionale) che in Italia è ormai “il” tema per eccellenza: basterebbe
chiederlo alle imprese che muoiono ogni giorno, abbandonate o vessate dallo
stato che le dovrebbe mettere in condizione di lavorare o ai giovani
disoccupati italiani che oggi rappresentano il 40 per cento della popolazione
giovanile potenzialmente attiva, una cifra semplicemente pazzesca per un paese
che sta ancora tra le 10 economie più importanti del pianeta.
La domanda di Freccero - “con Renzi finisce il berlusconismo?”
– in verità andrebbe formulata diversamente. Semplicemente, in questo momento
di crisi del berlusconismo, la sinistra può cogliere l’occasione giusta per quella
evoluzione che avrebbe dovuto già realizzare con la fine dei blocchi e della
Prima Repubblica. E che ha rimandato di venti anni a causa dell’apparizione del
Cavaliere. Con la decadenza di Berlusconi ha finalmente l’occasione per farlo.
E Renzi rappresenta proprio quell’ulivismo che le oligarchie sono riuscite
finora a boicottare.
2 - Renzi è un
sempliciotto ma i problemi sono complessi
Il “benaltrismo” è uno dei tic più tipici della sinistra
classica. Appena qualcuno pensa di poter affrontare e risolvere un problema con
soluzioni chiare ed efficaci suona l’allarme. Anche grazie a questo tic abbiamo
l’amministrazione pubblica più inefficace e improduttiva del mondo occidentale,
la classe dirigente più vischiosa e inutile, le istituzioni perennemente
incapaci di decidere. In compenso abbondiamo di consulenti e consiglieri del
principe, di intellettuali organici e di complemento, di gente incapace di
risolvere problemi ma abilissima nel moltiplicarli, di professionisti del piagnisteo
del tutto disinteressati dalla ricerca delle soluzioni. Plotoni di politicanti e
intellettuali inutili che fanno mille convegni contro il liberismo selvaggio e
la globalizzazione perché così è sempre colpa di qualche nemico esterno e la
coscienza è salva. Ecco, del Freccero diffuso che vive nel corpo della sinistra
italiana proprio non se ne può più. E Renzi ha solo la responsabilità, ad oggi,
di averlo capito benissimo.
3 - Renzi non è di
sinistra
Il sofisma di Freccero è “perfetto” (quasi come il delitto):
“Renzi dice che se la sinistra non cambia è di destra. Ma se la sinistra cambia
diventa destra”. Chi ha ascoltato o letto le parole del sindaco di Firenze può
trovare una spiegazione più seria e meno rocambolesca. Non sono in discussione
i valori e i principi, ma il modo in cui questi devono essere realizzati in
questo tempo e gli strumenti adatti per farlo. Non è detto, per esempio, che in
questa fase storica possa essere utile un’economia pianificata dallo Stato, né
un illimitato aumento della spesa pubblica e della tassazione: chi la pensa
così sarà anche di sinistra, ma è fuori dalla storia e dalla realtà e
contribuisce a impoverire ulteriormente proprio quelli che vorrebbe aiutare.
Continuare a pensare che le imprese siano ancora il nemico quando è grazie all’azione
di piccoli e grandi imprenditori che la vita è migliorata per tutti, anche per
i più poveri, è follia. Pensare che la meritocrazia non sia una cosa di
sinistra significa tra le altre cose, per esempio, continuare a condannare i
nostri giovani ad essere i meno preparati d’Europa. Questa devastazione, purtroppo,
non è solo responsabilità del berlusconismo, ma anche della sinistra
conservatrice. Gli esempi potrebbero continuare. E confermerebbero che l’argomento
di Freccero è capzioso, il solito frutto di uno schema dogmatico.
4 - Renzi è l’erede della
Democrazia cristiana
Pensiamo a Freccero e riusciamo a immaginare che cosa
significhi per lui la Democrazia cristiana: la politica dei sussurri e delle
allusioni, delle eterne e ripetitive liturgie parlamentari, dell’eterno rinvio
di decisioni divisive, della perenne ricomposizione di equilibri e compromessi.
E tutto questo sarebbe Renzi? E come fa tutto ciò a conciliarsi con l’eredità
del berlusconismo? No, davvero, non si può andare oltre: viene proprio da
ridere di fronte alla complessità di queste analisi.
5 - Renzi vuole fare l’amerikano
Infine, dice Freccero, la Leopolda ricorda le presidenziali
americane. E allora? Qui siamo proprio nel campo dei tabù: non si vede perché
debba sconvolgere tanto il fatto di ispirarsi ad una democrazia – quella americana
– che è tra le più antiche e solide del mondo, capace di garantire da sempre l’alternanza
e l’efficacia dei governi. Dovrebbe sapere, poi, Freccero, che la tecnica dei
tavoli rotondi tematici è uno sperimentato metodo di partecipazione adottato
normalmente nelle consultazioni europee e internazionali: basta frequentare una
qualsiasi assemblea organizzata da una ong o dalle istituzioni comunitarie. Infine,
la classica critica al ‘fare’. Ennesimo tic di una intelligencija verbosa, da sempre disinteressata ai
risultati concreti per i cittadini e affezionata solo ai proclami.
Per concludere: è giusto criticare Renzi, sia come sindaco sia
come candidato. Anzi, il bimbaccio sarà sempre più criticabile man mano che
cresceranno la sua esposizione e le sue responsabilità. Ma la critica fatta
soltanto sulla base di pregiudizi antropologici e ideologici non aiuterà
nessuno, tranne quelli che vogliono congelare il paese e la sinistra per altri
vent’anni.
@vittorioferla