martedì 22 febbraio 2011

La missione di Cameron


“Io so che il primo compito del mio governo è quello di ridurre il deficit e il debito e favorire la ripresa economica. Questo è il mio dovere. Ma qual è la mia missione? Che cosa mi appassiona veramente?” Comincia così il discorso di David Cameron nel giorno di San Valentino. Un discorso che ha segnato la scena pubblica europea nella settimana scorsa. Un discorso necessario per dare alcune risposte alle numerose critiche rivolte alla Big Society.
"Dobbiamo devolvere più potere ai governi locali affinché il popolo possa fare di più e acquistare più potere"
E Cameron ha cercato di difendersi. “La rinascita sociale mi appassiona tanto quanto quella economica – ha detto Cameron. Se è vero che la società è frammentata, le famiglie sono frammentate, il livello della criminalità è aumentato così come l’appartenenza alle gang criminali, i problemi della gente si concentrano nel welfare e nella difficoltà del lavoro, se è vero che qualcosa dei nostri servizi pubblici non funziona come dovrebbe – ecco per me tutto questo ha a che fare con la Big Society”. Secondo il premier britannico, la parola che sta al cuore di tutto questo è: responsabilità. “Noi abbiamo bisogno che la gente si assuma più responsabilità”. Fa l’esempio della lotta al crimine. Certo, il governo ha un ruolo enorme: mettere la polizia nelle strade, assicurare la certezza delle sentenze, rendere sicure e disponibili le prigioni. “Ma il crimine non si può combattere senza che le comunità ci aiutino a garantire la loro sicurezza”.
Ma come risponde Cameron alle principali critiche?

Un progetto troppo vago?

La prima: sono in molti ad accusare il progetto della Big Society di essere troppo vago. Cameron riconosce che “non c’è una singola politica che si srotoli a questo scopo in tutto il paese”. Ma il motivo è che le iniziative da adottare sono trasversali a politiche diverse e vanno in varie direzioni. “Prima di tutto – spiega Cameron - noi dobbiamo devolvere più potere ai governi locali, e anche oltre questi, affinché il popolo possa fare di più e acquistare più potere”. In secondo luogo, “dobbiamo aprire i servizi pubblici, renderli meno monolitici, dire alle persone: se volete avviare una nuova scuola, potete farlo; se volete creare una cooperativa o una società mutualistica di servizi sanitari, puoi farlo”. In sostanza, alle organizzazioni della società civile bisogna dire: “se tu vuoi espandere e replicare te stesso attraverso il paese, noi vogliamo che tu lo faccia”. In terzo luogo, aggiunge Cameron, “dobbiamo avere più donazioni filantropiche e più volontariato nel nostro paese”.

Coprire i tagli

Ma c’è una seconda domanda critica assai diffusa tra la gente: “Ok, questo discorso non è così vago, ma questa è soltanto una copertura per i tagli alla spesa pubblica, non è vero?”
Cameron si difende: “Non è una copertura. Cercare e costruire una società più grande e più forte è cosa buona. Qualsiasi cosa accada alla spesa pubblica”. L’argomento usato dal premier inglese è questo: “Qualsiasi Primo Ministro oggi dovrebbe procedere a tagli della spesa pubblica. E allora, dovendo comunque adottare questi tagli, non è meglio che si cerchi allo stesso tempo di incoraggiare una più grande e forte società? Se ci sono servizi che lo stato non può più permettersi, non dobbiamo cercare di incoraggiare le comunità che vogliono offrire e aiutare se stesse e autogestirsi? Stiamo avviando la Big Society Bank e la stiamo dotando di 200 milioni di sterline provenienti dalle banche. Stiamo attivando un fondo transitorio in modo tale da sostenere quelle organizzazioni che hanno bisogno di risorse in questa difficile fase”.

I tagli indeboliscono la Big Society?

Terza critica: può darsi che questa storia non sia una copertura per i tagli, ma i tagli renderanno la costruzione di una società più grande molto più difficile. A questa osservazione, Cameron risponde così: “ovviamente non c’è nessuna area che possa essere immune dai problemi della spesa pubblica che noi affrontiamo, ma se si guarda a quel che attualmente il governo centrale sta facendo, noi stiamo realizzando cose che potranno rendere possibile la big society”. Un primo impegno del governo britannico sarà la formazione di altri 5 mila community organisers per aiutare la costruzione della Big society. “Io non credo che si possa semplicemente ritirare lo Stato e, di conseguenza, la Big Society sorge miracolosamente”, spiega Cameron. “Ci sono persone eccezionali in questo paese che stanno edificando grandi organizzazioni di comunità e imprese sociali, ma il governo dovrebbe anche svolgere una funzione catalitica e di stimolo per aiutare la costruzione della Big Society”.

Ma la Big Society esiste già

Ma c’è un’ultima critica. Molti inglesi sostengono che si tratti solo di una retorica. In realtà, tutto ciò di cui parla il governo non è niente di nuovo. Questo è quanto accade già. Cameron sta solo cercando di attribuirsi l’ottimo lavoro che la gente già fa. “La mia risposta è: sì, è vero, non è completamente una novità”, si difende il premier. Che ammette: “l’idea di comunità che acquisiscono più controllo, di più volontariato, di più donazioni benefiche, di imprese sociali che assumono un ruolo più importante, di gente che avvia in proprio dei servizi di pubblica utilità – tutte queste cose stanno succedendo nel nostro paese. Tutte queste cose sono accadute nel nostro paese per anni”. E allora? Cameron pone delle altre domande: “dobbiamo cercare di fare di più? Come possiamo incoraggiare questi sforzi? Come possiamo riprodurli in tutto il paese? Come possiamo rendere questa nazione un posto davvero fantastico per una nuova opera benefica, per una nuova impresa sociale, per allargare l’offerta di servizi pubblici? Si, tutto ciò non è completamente nuovo, ma rappresenta un nuovo approccio di governo: invece di pensare di avere in Whitehall tutte le risposte, che cosa possiamo fare per aiutare a costruire una società più forte?”

La passione e la diffidenza

Per Cameron questa è una “passione assoluta”. “Penso che questo sia un modo diverso di governare, un nuovo modo per cercare di cambiare in meglio il nostro paese. Metterò tutta la mia passione in questa impresa. Ma sopra ogni cosa, tutto ciò dipenderà dall’impegno della gente, perché è l’intraprendenza che costruire la nostra agenda di lavoro”. Fin qui il suggestivo punto di vista del primo ministro inglese. Una difesa appassionata che molti però continuano a guardare con diffidenza. Intanto, il 24 febbraio si terrà a Roma, in un convegno sulla Big Society organizzato da Fondazione Roma e Ceida (con il patrocinio, tra gli altri di Cittadinanzattiva). L’ospite principale è Nat Wei, imprenditore sociale e membro della House of Lords, uno dei principali protagonisti del progetto di Big Society. Sarà interessante, intanto, ascoltare una fonte così diretta e autorevole. In attesa della prova dei fatti.

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