mercoledì 27 aprile 2011

Referendum: quelli che vogliono il popolo bue

L'ultima uscita di Berlusconi sui referendum è già stata archiviata con ben poco imbarazzo da parte di troppi. E' vero che ormai il senso della vergogna è completamente saltato e che ormai non si fa più caso ai quotidiani spropositi del premier. Tuttavia, sull'ultima affermazione valeva la pena spendere qualche 'articolessa' in più, anche da parte dei quotidiani più prestigiosi.
Il premier ha sostenuto che è meglio non far votare i cittadini sul nucleare, perché in questo momento sono emotivamente scossi dal disastro giapponese. Meglio far saltare la consultazione e ritornare ad una politica nuclearista tra un paio d'anni, quando il ricordo di Fukushima sarà lontano.

Non si tratta - come capiscono i più avvertiti - di una delle tante 'candide' gaffe. Bensì di una filosofia radicata e inossidabile. Il popolo è bue. Secondo due declinazioni.

martedì 26 aprile 2011

Corte costituzionale: come si spiega l'ultima 'picconata'

Ormai ci siamo fatti il ‘callo’. Qualcuno lo potrebbe pensare, leggendo la proposta di Raffaello Vignali, deputato del Pdl e vicepresidente della Commissione Attività Produttive della Camera.
Per Vignali c’è il rischio che la Corte costituzionale realizzi una "eccessiva ingerenza politica del giudice" nella vita pubblica. Meglio, dunque, cancellare i poteri della Corte costituzionale: quando indicherà che una norma è incostituzionale la Consulta non avrà più la facoltà di abrogarla. Il suo controllo sarà limitato ad una funzione "meramente dichiarativa" dell'illegittimità costituzionale di una norma. La norma non sarà abrogata, dunque. Tornerà in Parlamento, per rispetto, si dice, della cosiddetta volontà popolare. Sarà il Parlamento a modificarla, su indicazione del Governo.
Tutto qui, in fondo. Perché sconvolgersi? In realtà, quella di Vignali è una delle più capziose e pericolose iniziative degli ultimi mesi. Vediamo perché.

giovedì 21 aprile 2011

Sono un "VIP"

“Sono un Vip”. E' questa la risposta che i “Very Invalid People” danno alla “caccia alle streghe” che da diversi mesi riguarda i cittadini portatori di invalidità e destinatari di misure di sostegno come le pensioni di invalidità. E “Sono un Vip” è la campagna di mobilitazione promossa da Cittadinanzattiva con le sue reti del Tribunale per i diritti del malato e il Coordinamento Nazionale Associazioni Malati Cronici (Cnamc), contro gli abusi di potere nei confronti dei cittadini invalidi, a cui hanno già aderito le principali organizzazioni dei pazienti colpiti da patologia cronica o rara e aderenti al Cnamc, alcune delle principali associazioni di difesa dei consumatori (Acu, Adiconsum, Adoc, Lega Consumatori, Movimento difesa del cittadino, Movimento consumatori, Unione Nazionale Consumatori), e associazioni del mondo della disabilità.


domenica 17 aprile 2011

Poteri reali per i cittadini in UK. E l'Italia?

L’empowerment – termine assai difficile da tradurre in italiano – è cruciale per l’affermazione della cittadinanza attiva e della governance sussidiaria. Ma capita spesso di doversi intendere con altri interlocutori sul significato di questa parola.

Il dibattito nel Regno Unito... E in Italia?
Nel Regno Unito il dibattito sull’empowerment dei cittadini è molto avanzato. E adesso ritorna al centro dell’attenzione grazie alla sfida per la Big Society lanciata dal premier David Cameron.
Di recente, ha provato a dare una definizione il Libro Bianco del Department for Communities and Local Government britannico dal titolo Communities in Control: Real people, real power del 2008. Nel documento si legge che l’empowerment “è tutto ciò che riguarda il trasferimento di sempre maggiori poteri pubblici ad un numero sempre maggiore di persone attraverso ogni strumento pratico”.
Certo, rimane un grado di vaghezza intorno al significato di ‘empowerment’ e delle sue varianti usate nella comunicazione e nella pratica delle istituzioni. Resta cruciale, comunque, l’esigenza che le autorità locali siano trasparenti su questo punto, anche allo scopo di valutare in modo attendibile e coerente quanto le loro strategie d’impegno siano in grado di rafforzare i cittadini. Molti sono gli interrogativi.

mercoledì 6 aprile 2011

Chiedere il conto ai ragni della politica

Mai c'è stata un'epoca, mi pare, in cui quello che si dice ha più importanza di quello che si fa. Basta che uno della retroguardia dica di essere per l'avanguardia ed è un avanguardista, che un reazionario dica di esser per la rivoluzione ed è un rivoluzionario, che un mascalzone dica di essere per l'onestà ed è onesto. E non si torna a chiedere alle persone il conto preciso di quello che sono, di quello che fanno, di come vivono, e se non si torna a giudicare un'azione per quella che è senza contare che sia fatta con la mano sinistra, che sa quello che fa la destra, o con la mano destra, che sa quello che fa la sinistra, temo che nessuna riforma o rivolgimento verrà a cavare il classico ragno dal buco; immagine del tutto pertinente alla situazione e anzi da moltiplicare, tanti buchi, tanti ragni.
Leonardo Sciascia


Difficile trovare parole nuove, ormai, per raccontare lo spettacolo degradante della politica italiana. Possiamo però utilmente usare parole 'vecchie', ma sempre attuali per farlo, come quelle del grande intellettuale siciliano.

Forse, avremmo potuto scrivere diversamente.

Avremmo potuto scrivere, per esempio: basta dirsi eletti dal popolo per farsene unti; basta dirsi liberali per rendersi impuniti; basta dirsi perseguitati per fingersi vittime; basta dirsi garantisti per fare scempio della giustizia; basta dirsi civili per comportarsi come vandali dell'etica pubblica; basta dirsi riformisti per fare scempio delle regole; basta proclamare odi alla libertà per praticare la prostituzione nella politica; basta dichiararsi simpatici per pretendere che tutto ti sia dovuto, soprattutto la sottomissione di ogni istituzione; basta mettersi dalla parte del popolo per farsene beffe e pretenderne, al minimo, accondiscendenza, al massimo, venerazione; basta dirsi giornalisti per manipolare i fatti senza pudore pur di omaggiare i propri padroni... Gli esempi potrebbero continuare.

Chiedere il conto di quello che si fa. Per venir fuori da questa follia dovremmo riprendere la questione. Senza trasparenza, responsività e rispetto delle regole - cioè senza rispondere delle proprie azioni di fronte ai cittadini - non c'è futuro. Lo si è detto e scritto, ormai, in mille modi. Per questo le parole di Sciascia sono più attuali che mai. Per cavar via i ragni dai loro buchi.


v.ferla@cittadinanzattiva.it

lunedì 4 aprile 2011

Quali risorse per le organizzazioni dei volontari?

Peccato. La conferenza di apertura dell’Anno Europeo della cittadinanza attiva si è appena conclusa senza brividi particolari in un'atmosfera blindata e surreale (leggi qui). E dire che ci sarebbero stati molti motivi di confronto anche aspro, soprattutto di fronte alla pervicace immobilità del Governo sul versante della promozione delle azioni volontarie in Italia. Sacconi ha promesso di stabilizzare il 5xMille per legge. Ma ha invitato a non contarci troppo, perché la quota di deduzioni disponibile dipenderà dalla salute dei conti pubblici. Inoltre, la misura servirà in qualche modo per tamponare i tagli alle politiche sociali. Praticamente, una presa in giro.

sabato 2 aprile 2011

Sacconi a Venezia: come ti 'blindo' i cittadini attivi

La Conferenza di apertura dell’Anno Europeo del volontariato, svoltasi a Venezia il 31 marzo e il 1 aprile scorsi, è nata male. Un programma costruito a tavolino, senza alcun coinvolgimento delle associazioni e dei volontari. Un evento a numero chiuso, fatto del tutto inaudito, al quale si partecipa solo se si è in quota a canali, più o meno ufficiali, di legittimazione. Tant’è che sul sito della Conferenza ci si poteva registrare, certo, ma solo a una condizione: sottoscrivere il form nella parte in cui annuncia che i posti sono limitati. “Per motivi di sicurezza”, stava scritto.

Una zona rossa per la cittadinanza attiva
La verità è un’altra. Anche per il mondo della cittadinanza attiva esiste una ‘zona rossa’. Serve per dividere gli interlocutori e indebolirli. Per ridurre all’impotenza le organizzazioni che avrebbero qualcosa da dire. Blindare la Conferenza è un modo in più, non solo simbolico, ma pratico, per blindare la partecipazione dei cittadini.
Dentro questa ‘zona rossa’ sono ben accolti soltanto gli amici (gli altri possono stare si, ma senza fare troppo rumore) e gli ideologi di questa nuova stagione politica.  E’ la stagione dell'uso privatistico delle istituzioni, dei beni comuni e dei servizi pubblici. L’obiettivo è chiaro: indebolire l’azione delle amministrazioni pubbliche, smontare una serie di garanzie di tutela di diritti fondamentali, favorire quelle imprese amiche che, con la veste buona dell’ente caritatevole o dell’utilità sociale, raccolgono i resti di alcuni servizi essenziali.