La Commissione d'inchiesta del Senato sull'efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, ha presentato nei giorni scorsi un documentario che racconta la vita dietro le sbarre. degli OPG italiani. Dall'indagine condotta sugli ospedali di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), Aversa (Ce), Napoli, Montelupo Fiorentino (Fi), Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere, emerge un quadro chiaro: in queste strutture che avrebbero dovuto sostituire i manicomi criminali, in realtà, le cose non sono cambiate di molto.
I risultati dell'inchiesta
Secondo i dati della Commissione, su 376 internati dichiarati 'dimissibili', per ora solo 65 sono stati effettivamente rilasciati, mentre per altri 115 è stata prevista una proroga della pena. Di questi ultimi, solo cinque sono ancora internati perché ritenuti socialmente pericolosi, tutti gli altri non sono stati liberati perché non hanno un progetto terapeutico, non hanno una famiglia che li accolga o una Asl che li possa assista. E' come se fossero rifiutati dai "loro" territori perché mancano le risorse e, secondo la Commissione, è rimasto sulla carta l'impegno del governo di stanziare 10 milioni di euro (5 dal ministero della Salute e 5 dalla Giustizia) per agevolare l'assistenza e garantire le cure a chi può uscire e tornare alla vita.
La posizione di Cittadinanzattiva“Condizioni di vera e propria contenzione, che potrebbero in alcuni casi definirsi tortura, e evidenti violazioni dei diritti umani nei confronti di cittadini che si trovano in uno stato di debolezza”. Questo il commento di Francesca Moccia, coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva, in merito ai risultati dell'inchiesta. “Sin da subito, attraverso le nostre sezioni locali, agiremo affinché le Asl di competenza si facciano carico delle persone dimissibili, assicurandogli le cure necessarie. Riterremo del tutto privo di fondamento il rifiuto ad accogliere questi soggetti con la scusa delle difficoltà economiche. Lo spauracchio dei tagli dei servizi sanitari è troppe volte usato dalle istituzioni del sistema sanitario nazionale a fini strumentali solo per declinare le proprie responsabilità, anche quando, come in questo caso, l’intervento richiesto è davvero minimo”.
Palesi violazioni dei diritti umani
Le immagini scattate dai commissari e il documentario girato nel corso dell'inchiesta raccontano una realtà in cui non c'è rispetto per l'identità della persona, dove non viene garantito il diritto all'igiene e persino alle terapie. Le medicine non curano ma 'contengono', i medici, in ciascuna struttura, sono presenti solo quattro ore a settimana e devono prendersi cura anche di 300 persone. Sono gli internati stessi a raccontare il degrado o l'umiliazione di chi, ad esempio, è costretto a infilare le bottiglie d'acqua nel buco dei bagni alla turca - come è stato racocntato all'ospedale di Aversa - per farle rinfrescare d'estate o per impedire la risalita dei topi. E poi stanze da quattro che ospitano nove internati su letti a castello (proibiti in un ospedale) e uno spazio disponibile di tre metri quadrati a "malato", in netta violazione di quanto sancito dalla Commissione europea per la prevenzione della tortura.
Il lavoro della Commissione
La Commissione sta monitorando ogni settimana ogni struttura per avere notizie degli internati che dovrebbero essere stati dimessi già da mesi o anni, persone rinchiuse anche se hanno commesso un reato minore, e mai più uscite a causa delle infinite proroghe delle misure cautelari.
"Raccogliere i primi dati non è stato per niente semplice - spiega il presidente della Commissione d'inchiesta, Ignazio Marino - : reticenze, diffidenze, inesattezze hanno scandito le prime settimane di lavoro soprattutto negli Opg più degradati. Ci sono, tuttavia, realtà come quella di Reggio Emilia dove gran parte dei dimissibili hanno già lasciato la struttura. Speravamo di poter fare molto e al più presto, ma abbiamo bisogno di collaborazione delle realtà sanitarie locali. Anche i territori devono acquistare consapevolezza riguardo ai diritti di queste persone: non dobbiamo tollerare degrado e condizioni di vita incompatibili con il più elementare rispetto della dignità e lesivi dei principi della nostra Costituzione".
La risposta del Ministro Fazio
Nel corso del question time del 23 marzo scorso il ministro della Salute Fazio, rispondendo a un'interrogazione del gruppo dell’Udc, promette il piano per la chiusura di tre dei sei Ospedali psichiatrici giudiziari. “La prima fase è già partita – spiega il ministro – stabilisce che la responsabilità degli Opg sia assunta interamente dalle regioni in cui gli istituti hanno sede, e che contestualmente i dipartimenti di salute mentale di competenza stendano un programma operativo che prevede le dimissioni degli internati e il ritorno nel carcere di provenienza di quelli che hanno accusato disturbi psichici durante l'esecuzione della pena”.
La seconda fase invece prevede la distribuzione degli internati in modo che ogni struttura “si possa configurare come sede e territorio per il ricovero di internati provenienti dalle regioni limitrofe”. Obiettivo di questa seconda fase è di arrivare “a spostare gli internati sul territorio”.
Infine la terza fase, legata ai fondi. I due ministeri interessati Giustizia e Salute hanno stanziato 15 milioni: 5 milioni dal ministero della Salute e 10 milioni dal ministero della Giustizia”. “C’è – conclude Fazio – un’apposita commissione che si occupa dei tempi di trasferimento”, perche' il cambiamento “deve essere graduale”.
Per Marino non basta
Ed ecco la risposta del senatore Marino: “il degrado e le condizioni di vita incompatibili con il più elementare rispetto della dignità delle persone in cui vivono gli internati negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari hanno turbato il Paese. I cittadini si sono resi conto con i loro occhi che questi luoghi sono una ferita dei principi su cui si fonda la nostra democrazia, il nostro senso di civiltà. Per questo sono rimasto stupito dalle risposte date oggi dal ministro della Salute Ferruccio Fazio: bisogna superare i passaggi formali e burocratici previsti dalla legge, è il momento di produrre atti concreti”.
“Lo scorso febbraio il ministro in Commissione ha promesso 5 milioni di euro per agevolare l’assistenza dei dimissibili, cioè di coloro che avrebbero dovuto uscire già da mesi o anni per essere accuditi altrove, sul territorio. Ricordo che il Ministro ha puntualizzato che lo stanziamento era in fase di perfezionamento. Tuttavia, non una parola è stata spesa in aula. Non possiamo attendere oltre”.
v.ferla@cittadinanzattiva.it
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