mercoledì 30 marzo 2011

Partita la caccia agli invalidi

Il quotidiano ecologista Terra ospita oggi un mio intervento sulla caccia agli invalidi.
Due le questioni principali. Da una parte, bisogna denunciare una politica del governo che mira a tagliare in maniera spesso indiscriminata sui diritti, rendendo complesse e vessatorie le procedure burocratiche per il riconoscimento dell'invalidità e l'attribuzione dell'indennità. 
Dall’altra, serve fare una riflessione sul modo di fare giornalismo in Italia, che, come dimostra la scandalosa copertina di Panorama dell settimana scorsa, si muove a partire dalle veline per tutelare gli interessi dei potenti e non si pone nemmeno il problema della tutela degli interessi dei cittadini.

martedì 29 marzo 2011

Sussidiarietà e poliarchia: una risorsa in più

Stefano Ceccanti, costituzionalista e senatore, offre qualche spunto di riflessione a proposito del volume di Gregorio Arena e Giuseppe Cotturri, Il valore aggiunto. Come la sussidiarietà può salvare l'Italia, Carocci, Roma, 2010.


Non è un gioco a somma zero
La tesi di fondo è che la sussidiarietà orizzontale non è un gioco a somma zero; senza un nuovo patto tra cittadini e istituzioni nessuno è in grado di realizzare bene quelle attività di interesse generale di cui parla il quarto comma dell'articolo 118, come riscritto nel 2001 dalla riforma del Titolo V. "Sforzi congiunti e reciproco sostegno" è la ricetta evidenziata a pag. 12. Gli interventi pubblici diretti rischiano di essere troppo invasivi, mossi da ruoli eccessivamente pedagogici e di "direzione dall'alto", di negare "un'idea di libertà" (pagg. 14/15).

lunedì 28 marzo 2011

FAI: azione civica e primavera dei beni culturali

La giornata di primavera del Fai (Fondo ambiente italiano) che si è svolta nel fine settimana rappresenta, ormai da anni, un momento di grande sensibilizzazione ambientale nel quale una serie di monumenti, solitamente inaccessibili, vengono aperti al pubblico.
Si tratta di una iniziativa civica in senso stretto. Una organizzazione di cittadini che si occupa di difendere e promuovere dei beni che appartengono a tutti. Un lavoro davvero encomiabile perché il Fai – che conta in Italia 80mila iscritti, 500 aziende sostenitrici e 7mila volontari) è riuscito a riaprire centinaia di siti culturali che anni di malgoverno pubblico avevano abbandonato a se stessi. Gli ultimi in ordine di tempo sono il negozio Olivetti dell'architetto Carlo Scarpa in piazza San Marco a Venezia, la villa dei Vescovi in provincia di Padova e il bosco di San Francesco ad Assisi.

domenica 27 marzo 2011

Cosa è la Big Society?

Il "potere alla gente", uno degli slogan più accattivanti di David Cameron, significa che le persone e le associazioni di cittadini possono gestire da sole una serie di funzioni che normalmente sono monopolio dello Stato. La Big Society rappresenta certamente una strategia nuova che merita attenzione. Ma, con serietà e realismo, occorrerà sciogliere alcuni nodi. Il sito web di Italia Futura, la fondazione presieduta da Luca Cordero di Montezemolo e diretta da Andrea Romano, ospita un mio contributo sul tema.
Leggi l'articolo.

sabato 26 marzo 2011

Disabili: un "Panorama" nazishock

Il tam tam delle organizzazioni dei disabili è partito molto presto. La causa? Una copertina del settimanale Panorama con il titolo: "Scrocconi". L'immagine di un Pinocchio in carrozzina, a introdurre un servizio sul fenomeno dei falsi invalidi. Una copertina che fa di ogni erba un fascio. La carrozzina, simbolo riconoscibile da tutti per denotare la disabilità vera, vilipesa e strumentalizzata per parlare dei truffatori. Un’inchiesta superficiale, abborracciata con le veline dell'INPS, smentite dagli stessi medici dell’Istituto, che fa solo danni ai tanti disabili d'Italia.
Il primo a denunciare la cosa, sulla sua bacheca di Facebook, è Franco Bomprezzi, già presidente della UILDM (l'Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), decano del giornalismo dalla parte dei cittadini disabili, distrofico egli stesso. Il 18 marzo alle 19.44 scrive questo post: "Tsunami e pericolo radioattivo in Giappone, la Libia che esplode, i casini di Silvio: e che ti inventa Panorama per la copertina? Una bella inchiesta sui falsi invalidi, dal titolo 'Scrocconi', con il simbolo della carrozzina su cui siede Pinocchio. VERGOGNATEVI! Siete servi, non giornalisti". Rispondono 172 tra persone ed enti. E poi è un moltiplicarsi di prese di posizione e di interventi.

venerdì 25 marzo 2011

OPG: la vergogna continua

La Commissione d'inchiesta del Senato sull'efficacia ed efficienza del Servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio Marino, ha presentato nei giorni scorsi un documentario che racconta la vita dietro le sbarre. degli OPG italiani. Dall'indagine condotta sugli ospedali di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), Aversa (Ce), Napoli, Montelupo Fiorentino (Fi), Reggio Emilia e Castiglione delle Stiviere, emerge un quadro chiaro: in queste strutture che avrebbero dovuto sostituire i manicomi criminali, in realtà, le cose non sono cambiate di molto.

I risultati dell'inchiesta
Secondo i dati della Commissione, su 376 internati dichiarati 'dimissibili', per ora solo 65 sono stati effettivamente rilasciati, mentre per altri 115 è stata prevista una proroga della pena. Di questi ultimi, solo cinque sono ancora internati perché ritenuti socialmente pericolosi, tutti gli altri non sono stati liberati perché non hanno un progetto terapeutico, non hanno una famiglia che li accolga o una Asl che li possa assista. E' come se fossero rifiutati dai "loro" territori perché mancano le risorse e, secondo la Commissione, è rimasto sulla carta l'impegno del governo di stanziare 10 milioni di euro (5 dal ministero della Salute e 5 dalla Giustizia) per agevolare l'assistenza e garantire le cure a chi può uscire e tornare alla vita.

giovedì 24 marzo 2011

La sussidiarietà: un valore aggiunto per l'Italia

Non è utopia ritenere che i cittadini possano interagire con le amministrazioni pubbliche nella cura dei beni comuni. Non lo è perché di fatto già accade, grazie a tutti coloro che in vario modo mettono a disposizione della comunità tempo ed energie.
Ma non lo è anche perché nella nostra Costituzione vige ormai un principio che legittima i cittadini a passare dal ruolo di utenti a quello di cittadini attivi, responsabili e solidali.
È il principio di sussidiarietà orizzontale, che considera i cittadini come potenziali alleati delle istituzioni, disposti ad introdurre nella sfera pubblica il valore aggiunto rappresentato dalle loro competenze, idee ed esperienze.
In tempi di crisi questa è una prospettiva che apre alla speranza perché non si limita, come fanno alcuni interpreti della sussidiarietà, ad ipotizzare interventi sostitutivi dei soggetti pubblici da parte di attori non-profit, bensì mobilita quantità crescenti di persone nella produzione, cura e sviluppo di beni comuni.
I saggi contenuti in questo libro analizzano le idee e le esperienze pratiche che sorreggono questa prospettiva di nuova cittadinanza, fornendo ai potenziali cittadini attivi gli strumenti per mobilitarsi ed a chi opera nel sociale e nella politica una visione credibile di cambiamento basata sulla Costituzione.

Il valore aggiunto. Come la sussidiarietà può salvare l’Italia, a cura di Gregorio Arena e Giuseppe Cotturri – ed. Carocci Editore, 2010 - Il volume contiene anche un mio saggio dal titolo: "Cronache della sussidiarietà. 1997-2010"




v.ferla@cittadinanzattiva.it

mercoledì 23 marzo 2011

Un anno di lavoro della Civit: è già crisi?

Pensavano ad un seminario ristretto. Immaginavano, forse che la cosa interessasse a pochi. Ma la richiesta di partecipazione è stata alta. Un buon segno per il seminario organizzato dalla Civit, la Commissione indipendente per l’integrità, la trasparenza e la valutazione, ad un anno dal suo insediamento. C’era curiosità di sapere a che punto sta la riforma Brunetta e di capire come si è mossa, in questo primo anno di attività, la Commissione.

Un quadro sfocato
Il quadro, onestamente, è un po’ sfocato. Nel primo anno di attività la Civit ha lavorato sugli organismi indipendenti di valutazione (OIV) e sulla definizione teorica del ciclo della performance, ha fatto un po’ di 'evangelizzazione' (lo ha detto uno dei commissari, Luciano Hinna) in giro per l’Italia... Solo che, poi, uno degli ‘evangelizzatori’, Pietro Micheli se ne è andato, perché la Civit non funziona affatto bene...


martedì 22 marzo 2011

Quel sogno di aprire le stanze della burocrazia

Brunetta ha lasciato qualche eredità. Ciascuna amministrazione centrale dovrà preparare un piano per la trasparenza e un programma di performance. Lo chiede la riforma che porta il suo nome. La riforma dice anche che questi piani e programmi devono essere valutati dalle associazioni dei consumatori riunite nel CNCU, il Consiglio nazionale consumatori e utenti.
E così nei mesi scorsi è nato un gruppo di lavoro sulla trasparenza, attivato dal CNCU, che si riunisce presso il Ministero dello Sviluppo economico. Ne faccio parte per conto di Cittadinanzattiva. E l'esperienza pare interessante. Abbiamo già valutato alcuni piani: quello del ministero delle Infrastrutture, davvero molto buono; quelli del ministero del Welfare e del ministero della Salute, entrambi rispediti al mittente per ulteriori correzioni e integrazioni.

lunedì 21 marzo 2011

Non solo Libia: l'Africa è arrivata

L'Africa è arrivata. Non soltanto nelle nostre strade e nelle nostre aziende con gli immigrati. Ma anche nelle nostre case con i 'tweets' e i 'gelsomini'. E con lei è arrivato il Medio Oriente. Ecco perché, in questo incrocio della storia, la sponda sud del Mediterraneo diventa oggi per noi europei il centro di tutto. In cerca di nuova cittadinanza, gli africani - gli immigrati in generale - non sono quei delinquenti che la propaganda xenofoba vuol farci credere. Basterebbe leggere i dossier statistici della Caritas di questi anni per comprenderlo. O parlare con le migliaia di immigrati che in Italia faticano per conquistarsi il lavoro, la dignità e i diritti.

domenica 20 marzo 2011

Cacciari: o del disprezzo della politica per il popolo

Dobbiamo essere davvero grati al professor Massimo Cacciari. Grazie per il coraggio, la trasparenza e l’audacia. Un filosofo che abbiamo sempre apprezzato. E che si è esercitato di recente nell’impresa che per la sua stessa categoria può essere considerata - probabilmente - la più alta: mettere a repentaglio la costruzione sociale sulla quale sta seduto, minandola alla base. Qualche ardito – giocando sui suoi studi consolidati - gli darebbe del nichilista. Azzardato ma plausibile.

Gettare la maschera
Il rapporto tra la politica e i cittadini. Che il distacco fosse ormai profondissimo lo sapevamo. Ma questa poi! Cacciari ha dichiarato in un’intervista che i cittadini sono dei ‘rompiscatole’. Sì, proprio così. L’ex sindaco ha gettato la maschera di quella ipocrisia rappresentativa che fa del decisore pubblico eletto dal popolo il primo soggetto tenuto a rispettarlo, questo popolo, almeno nelle dichiarazioni e nelle liturgie ufficiali.
Bravo! Finalmente un politico che dice chiaramente quello che pensa della gente, interpretando il pensiero di molti dei suoi colleghi. Nell’intervista rilasciata a Radio24 ne ha dette di tutti i colori: in primis, che i cittadini “impediscono di pensare ai grandi progetti”. E ancora: “guardi, mi creda: i cittadini hanno spesso delle pretese assurde... si sì, rompono proprio il caz..” E poi, non contento: “ripeto: non si ha la più pallida idea di cosa significhi, ogni santa mattina, avere la cosiddetta società civile che ti invade il Comune, gli uffici, che ti sommerge la scrivania con questo o quel problema…”. Addirittura! I cittadini che vogliono entrare nel comune e parlare con il sindaco. Ma chi si credono di essere questi buzzurri! Come si permettono di non stare al proprio posto?

sabato 19 marzo 2011

All'altezza dei cittadini

"Gli italiani hanno cercato nel 17 marzo ciò che unisce. La politica dovrebbe capirlo, cercando di essere all' altezza dei cittadini". Ezio Mauro conclude così l'editoriale frmato ieri su La Repubblica subito dopo le celebrazioni dell'unità d'Italia.

Con queste poche battute, il direttore Mauro ha sintetizzato i termini dell'attuale crisi italiana. Da una parte, una politica che esprime obiettivamente una scarsa qualità complessiva, un uso privatistico delle istituzioni, una sostanziale indifferenza nei confronti del rendimento dell'azione amministrativa, un sostanziale disinteresse per il rispetto delle regole e la certezza del diritto, e via elencando.
Dall'altra, dei cittadini che mandano dei chiari segnali di disagio e di preoccupazione di fronte a questo spettacolo quotidiano e che, quando vi sono le condizioni, partecipano con entusiasmo per testimoniare valori e difendere beni comuni. Ormai da qualche anno i cittadini italiani mandano un chiaro messaggio di responsabilità: per il rispetto della dignità delle donne, per una più alta moralità della vita pubblica, per la difesa della Costituzione, per la promozione della scuola di tutti, per chiedere maggiori opportunità per gli studenti e i ricercatori universitari, testimoniare la gioia di essere uniti in una patria comune. E gli esempi potrebbero continuare.

Non si tratta della contrapposizione retorica e un po' banale tra società politica cattiva e società civile buona. Ovviamente non si può condividere una impostazione così semplicistica. Allo stesso tempo, però, bisogna riconoscere una contingenza oggettiva e storica (e geografica) evidente. La crisi della politica non riguarda solo l'Italia ma anche gli altri paesi europei (ma sulla situazione non possiamo soffermarci). Certo, in Italia questa crisi ha caratteristiche particolari. Le ha descritte, per esempio, Giovanni Moro nel suo volume sugli anni '70, sottolineando la progressiva divaricazione tra 'partiti senza rappresentanza' e 'cittadini senza rilevanza'. In più, è davvero difficile non riconoscere, nel contesto italiano, la diversa qualità attuale tra l'operosità della cittadinanza e l'inadeguatezza della classe politica. Infine, continua ad allignare, specie nella cultura politica e nei ceti intellettuali progressisti una sostanziale diffidenza, se non un senso di superiorità, nei confronti dei cittadini. Basti pensare alle dichiarazioni di Massimo Cacciari, pochi giorni fa a Radio 24: ma al professore filosofo dedicheremo domani (domenica) qualche pensiero.

Per oggi ci basta condividere le frasi - molto azzeccate - di Ezio Mauro.




v.ferla@cittadinanzattiva.it
 

venerdì 18 marzo 2011

Giustizia: il Ministro Alfano ha mancato il bersaglio

Che cosa si aspettano davvero i cittadini dalla riforma della giustizia? Che cosa serve davvero agli italiani perché l’esperienza nelle aule giudiziarie non si trasformi in un lungo incubo come sovente accade? Queste domande sono essenziali per comprendere se la riforma delle giustizia promossa in questi giorni dal Governo abbia senso oppure no.

La domanda di giustizia in Italia
Certamente, il quadro che emerge dai Rapporti sulla giustizia elaborati da Cittadinanzattiva, sulla base delle segnalazioni dei cittadini, è molto grave. Cittadini che attendono anche oltre trent'anni per ottenere una sentenza definitiva. Avvocati che non spiegano le scelte ai propri assistiti, non li mettono al corrente di possibilità diverse dal ricorso alle aule giudiziarie (mediazione, conciliazione, etc.) o non li informano delle possibilità di fare ricorso al patrocinio gratuito. Consulenti Tecnici di Ufficio che depositano la propria documentazione con anni di ritardo o che, addirittura, rappresentano allo stesso tempo la parte che chiede giustizia e quella che si difende. Giudici che rinviano ripetutamente le sedute, o che, all'interno di una stessa causa, vengono più volte sostituiti.
Sono ancora brevi cenni, ma già ci dicono tanto sullo stato delle cose. I cittadini perdono fiducia nelle istituzioni il cui rendimento è fortemente deficitario. Le azioni dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni, infatti, non hanno offerto soluzioni concrete per risolvere questi problemi. La politica non sembra in grado di porre rimedio alle cause che rendono inaccessibile e ingiusta la giustizia nel nostro Paese.

giovedì 17 marzo 2011

L'Italia unita: casinara, geniale, altruista


Oggi è la Festa dell'Unità d'Italia. Oggi tutti - e a ragione - saranno fin troppo seri. Parleranno di valori, di coesione, di storia. Oppure diranno: che desolazione questi leghisti.

Noi che nell'Italia ci crediamo - e non abbiamo bisogno di retoriche - facciamo un gioco. Non parliamo di politica. Osserviamo le 'stelle'. Attività nobile, praticata con devozione dal principe Fabrizio, l'alter ego di Tomasi di Lampedusa, che di unità d'Italia s'intendeva, eccome.

E dunque. L'Italia unita nasce il 17 marzo, sotto il segno dei pesci.

Per lo zodiaco, i pesci sono il più geniale fra i segni. Hanno, fra tutti, il compito di creare un estroso disordine. E' grazie a questo disordine che parte un nuovo ciclo di vita, spesso carico di una qualità superiore. A vantaggio di tutti. I pesci, segno femminile per eccellenza: nella loro fantasia tipica, legata alla femminilità, trovano ispirazione i colpi di genio.

I pesci. Generalmente molto disordinati. Un disordine indispensabile: solo da una diversa disposizione delle cose del mondo, può emergere un nuovo, migliore assetto. L'interesse per l’ordine precostituito è scarso - ma quanto! - per questo segno. Vivere nel disordine consente di sfruttare aspetti dell’esistenza che, in genere, sono considerati tabù dalla maggioranza.

I pesci. Capaci di sfruttare gli errori, propri e altrui. Di vedere i problemi come opportunità. E, soprattutto, di adattarsi all’imprevisto come nessun altro sa fare. Capaci di cadere e rialzarsi. Capaci di superare gli ostacoli e di portare al successo l'impresa. I pesci. Ricchi di altruismo. Gente capace di portare aiuto, di fare assistenza, di difendere i diritti, di riparare i torti, di ascoltare e di comprendere.

Il gioco può finire qui, almeno per due ragioni. La prima (ma c'importa meno): altrimenti la gente noiosa si scandalizza. La seconda: perché volevo parlare di astrologia. E alla fine ho parlato di nuovo di politica. Non vi pare?

v.ferla@cittadinanzattiva.it

mercoledì 16 marzo 2011

Da dove veniamo: Moro e la società civile


"C´è una sproporzione, una disarmonia, una incoerenza fra società civile, ricca di molteplici espressioni ed articolazioni ed una vita politica stanca, ridotta a sintesi inadeguate e talvolta persino impotente."

Aldo Moro, 1974


Oggi sono ‎33 anni dal rapimento Moro e dall'eccidio della scorta. Me ne ricordo ogni anno per tanti motivi. Uno di questi è che, da bambino, fu il mio primo contatto con la politica italiana. Non so se mi spiego.

lunedì 14 marzo 2011

Dopo la Libia… arrivano i barbari, di nuovo


Ricevuto (e molto volentieri pubblicato) da Laboratorio 53

Siamo un gruppo di richiedenti asilo e rifugiati. Veniamo dalla Guinea, dal Togo, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dall’Eritrea, dall’Afghanistan, da tutto il mondo. In questi giorni abbiamo gli occhi attaccati alle immagini dell’Egitto, della Tunisia, della Libia in fiamme. Qualcuno lo chiama “vento di libertà” e noi che siamo rifugiati in Italia ci sentiamo chiamati in causa.

Cresce la rabbia insieme alla speranza. La speranza che questo vento di libertà arrivi fino a noi, più su e ben più giù dei Paesi maghrebini risvegliati. Più su in Italia, dove si dice che viviamo tutti in democrazia. Che significa democrazia? Rischia di essere una parola ambigua finché non si capisce chi è il popolo oggi, e cosa può e non può decidere.

domenica 13 marzo 2011

Se la salute diventa 'insostenibile'


Sostenibilità. Un parola che ha una strana storia.


Il senso del nostro futuro


Ieri era il senso del nostro futuro. Ci mostrava la via giusta per rendere vivibile il mondo in cui viviamo. Per conservarlo e tutelarlo. A vantaggio delle nostre condizioni di vita e della nostra vecchiaia. Ma anche a beneficio dei nostri figli e dei nostri nipoti. Ci diceva qualcosa sul modello di sviluppo preferibile per salvaguardare beni comuni che sono minacciati. L’acqua, l’aria, la terra. Beni comuni. Beni che tutti possono utilizzare. Ma che facilmente vengono sciupati. Esposti al rischio di consunzione. E allora il mondo sostenibile è stato finora – e soprattutto potrà essere – quello che tiene in conto queste minacce. Che vive di riforme strutturali importanti in campo economico, sociale e politico. Che influenzano la nostra vita quotidiana, i nostri stili di vita, il nostro benessere fisico, sociale e culturale. Il mondo sostenibile è quello che riproduci oggi per garantire (anche) alle generazioni future di vivere una vita degna di questo nome.


Il perimetro dei costi

Oggi la sostenibilità si trasfigura. Diventa il criterio economico che misura l’ampiezza del nostro diritto. Il sistema di limiti contabili che segna il perimetro delle nostre legittime aspettative di tutela. Chi scavalca questi parametri economici, diventa un intruso, uno sbrego, una scocciatura. Capita ai malati afflitti da cronicità. Agli anziani non più autosufficienti. Agli invalidi permanenti e inguaribili. Non ci sono più soldi, dicono gli assessori alla salute e i ministri dell’economia. Ovviamente, è sempre colpa di chi li ha preceduti. O del governo nazionale che stringe la cinghia. C’è una strana stagione dell’austerità che non si abbatte sui consumi, ma sui diritti fondamentali. Come il diritto alla salute. E così il governo spegne il fondo per la non autosufficienza. Le regioni tagliano i servizi. L’Inps perseguita gli invalidi. I malati, i cronici, gli anziani diventano un costo. Si è ridotta a questo la sostenibilità.


La salute è sviluppo

Certo, è finita l’illusione che lo stato, attraverso la fiscalità generale, sia in grado di garantire tutto a tutti.

sabato 12 marzo 2011

Calamandrei, amico della Costituzione


L’art. 34 dice: «I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi». Eh!

E se non hanno mezzi? Allora nella nostra Costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la Costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi.

Dice così: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e la eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».

venerdì 11 marzo 2011

Costituzione e scuola come beni comuni


C’è una esasperazione di fondo che lega quest’anno le manifestazioni del 12 marzo. Nata come giornata per la difesa della Costituzione si sta progressivamente trasformando in una giornata di mobilitazione per la difesa della scuola pubblica. Non per caso.

E’ da tempo ormai che la scuola è sottoposta in Italia ad attacchi molto forti, anche quando sotterranei. L’ultimo in ordine di tempo è stato quello del Presidente del Consiglio. Ed è stato tutt’altro che sotterraneo… Nelle politiche messe in campo dal governo negli ultimi anni si coglie un sostanziale fastidio nei confronti di una istituzione che ha certo molte pecche e che avrebbe bisogno certamente di riforme strutturali. Ma che resta un patrimonio fondamentale per lo sviluppo del nostro paese. La scuola è vissuta da questo governo soltanto come un peso economico insopportabile, in tempi di riduzione dei conti pubblici. O addirittura come il luogo in cui si trasmettono valori contrapposti a quelli delle famiglie. Ma i valori trasmessi nella scuola sono proprio i valori della Costituzione. E dunque non è un caso che il 12 marzo, pensato all’origine come un giorno di presidio della Carta costituzionale, sottoposta ad attacchi volgari da troppo tempo, sia diventato anche il giorno dell’orgoglio della scuola pubblica.

mercoledì 9 marzo 2011

Verso una tassa europea sulle transazioni finanziarie


Il Parlamento europeo riunito in plenaria ha approvato ieri a larga maggioranza (529 favorevoli e 127 contrari) una risoluzione in cui sostiene l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (TTF).

E' di particolare importanza il fatto che il Parlamento abbia segnalato che, nel caso in cui non si riuscisse a trovare un consenso a livello globale su questa proposta, l'Unione Europea dovrebbe andare avanti da sola. Secondo il testo della risoluzione, la TTF va adottata ''senza ulteriori ritardi''.
La risoluzione sugli strumenti di finanziamento innovativi, preparata dalla parlamentare greca Anni Podimata (S&D, EL), rappresenta il contributo del Parlamento al dibattito su come generare nuove entrate, assicurare una politica fiscale giusta e massimizzare le capacità di recupero del prelievo.

martedì 8 marzo 2011

Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina

Riceviamo direttamente dal Secolo dei Lumi e volentieri pubblichiamo



Uomo, sei capace d’essere giusto ? È una donna che ti pone la domanda ; tu non la priverai almeno di questo diritto. Dimmi? Chi ti ha concesso la suprema autorità di opprimere il mio sesso? La tua forza? Il tuo ingegno? Osserva il creatore nella sua saggezza ; scorri la natura in tutta la sua grandezza, di cui tu sembri volerti raffrontare, e dammi, se hai il coraggio, l’esempio di questo tirannico potere. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata; e rendi a te l’evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, indaga e distingui, se puoi, i sessi nell’amministrazione della natura. Dappertutto tu li troverai confusi, dappertutto essi cooperano in un insieme armonioso a questo capolavoro immortale. Solo l’uomo s’è affastellato un principio di questa eccezione. Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo illuminato e di sagacità, nell’ignoranza più stupida, vuole comandare da despota su un sesso che ha ricevuto tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione, e reclama i suoi diritti all’uguaglianza, per non dire niente di più.


Preambolo

Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna, affinché questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinché gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica, siano più rispettati, affinché le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi, e alla felicità di tutti. In conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara, in presenza e sotto gli auspici dell’essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.

Articolo I
La Donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate solo sull’utilità comune.

lunedì 7 marzo 2011

Partecipazione, antidoto alla corruzione


Ormai lo sappiamo. La corruzione e le frodi dilagano in Italia. Lo conferma la relazione della Corte dei Conti alla fine dello scorso febbraio.
Di quella relazione colpisce non tanto l'analisi del fenomeno (purtroppo ormai fin troppo noto), ma la nettezza con cui la Corte critica il pacchetto di misure annunciate di recente dal Governo: tutte misure contrarie rispetto a quelle che servirebbero per fronteggiare la corruzione.

Le misure annunciate dal governo? Sbagliate
La Corte boccia il disegno di legge sulle intercettazioni perché, come dice il procuratore generale Mario Ristuccia, "non appare indirizzato ad una vera e propria lotta alla corruzione". Viceversa, le intercettazioni costituiscono "uno dei più importanti strumenti investigativi utilizzabili allo scopo di contrastare il fenomeno della corruzione".
La Corte esprime dubbi anche sulle proposte di "processo breve". Certo, esiste in Italia un problema di lentezza dei processi. Ma la soluzione prospettata dal Governo, nei fatti, non è quella dell'efficienza e della rapidità, ma semplicemente l'interruzione del processo. Di fatto, come dicono i giuristi, si tratta di 'denegata giustizia', con buona pace dei diritti delle vittime.

giovedì 3 marzo 2011

Rivolta in Nord Africa, è giunta l’ora di riformare la legge sulla cittadinanza


La rivoluzione in corso nel nord dell’Africa apre scenari imprevedibili. Un’emergenza umanitaria potrebbe toccare presto il nostro paese, con l’arrivo di tanti profughi. Il governo italiano appare impreparato. Diffonde la paura per creare allarme e sfuggire alle proprie responsabilità. Quanto durerà?
Il dibattito sull’immigrazione dei prossimi mesi potrà ancora esaurirsi – come accade da anni – nell’alternativa tra ordine pubblico e assistenza più o meno benevola dei nuovi arrivati? C’è il rischio che non si parli più di un tema emergente, da tempo omesso, ormai improrogabile: la condizione dei numerosi immigrati che in Italia già risiedono e lavorano da anni. Possiamo continuare a far finta che non si tratti di cittadini come noi?

La legge italiana fonda l’attribuzione della cittadinanza nazionale su una sorta di “familismo giuridico”: si è cittadini per eredità di sangue o per via di matrimonio. è possibile che sia ancora così? La cittadinanza non dovrebbe acquisirsi per la libera e autonoma scelta di chi decide di vivere nel nostro paese e qui si impegna con il proprio lavoro, le proprie attività economiche, le proprie iniziative civiche, nella costruzione di una casa comune aperta, accogliente e solidale?
La cittadinanza, fatta di diritti, appartenenza e partecipazione, non è più solo “affare di stato”. Si fonda sul riconoscimento della persona umana al di là dei propri legami con una comunità specifica. Nasce dall’esercizio concreto e attivo dei diritti, al di là della loro titolarità formale. Si àncora al regime internazionale dei diritti umani.

La Costituzione italiana è all’avanguardia in questo: recepisce la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e, con questa, le tutele di diritti che vengono ben prima di quelle legate alla cittadinanza nazionale. Basti pensare al diritto alla salute di cui i cittadini immigrati godono: il nostro Servizio sanitario nazionale deve tutelarli, anche se non sono italiani (lo spiegano le sentenze della Corte costituzionale). Insomma, i diritti della personalità, basati sulla cittadinanza costituzionale e universale, sono estesi a tutti. E tra i diritti di libertà per eccellenza, garantiti a tutti dai trattati costituzionali europei, stanno proprio il “diritto di residenza” ed il “diritto di circolazione”.

In molti casi, poi, la cittadinanza diventa “attiva”. Per il principio di sussidiarietà costituzionale, tutti i cittadini, singoli o associati, compresi i cittadini immigrati, possono esercitare i propri diritti, assumersi responsabilità nella vita pubblica, dare il proprio contributo per lo sviluppo sociale e civile del luogo in cui risiedono. Viceversa, la gestione in chiave securitaria dell’immigrazione, lo strazio burocratico cui viene sottoposto chi chiede o rinnova il permesso di soggiorno, lo stato di limbo al quale vengono condannati gli immigrati di seconda generazione (italiani a tutti gli effetti) sono forme di violenza gratuita, una negazione bella e buona dell’umanità e dei diritti di queste persone.

C’è tanto da fare, dunque. Ma il primo passo, ormai, è la riforma della legge sulla cittadinanza: bisogna renderla più accessibile ai tanti che ormai risiedono da anni qui e sono ormai italiani anche loro. Il secondo passo è rappresentato da serie politiche di integrazione che rimuovano gli ostacoli allo sviluppo umano di tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta, nemmeno di etnia (è il compito della Repubblica, previsto dall’articolo 3 della Costituzione). Infine, sulla base del principio di sussidiarietà scritto nell’articolo 118, servono misure per accogliere e favorire ‘tutti’ quei cittadini, spesso immigrati, che svolgono attività di interesse generale. Anche così si costruirà un’Italia più unita, accogliente, europea. Varrebbe la pena che il governo lo ricordasse in questo speciale 2011 in cui si celebrano l’Anno europeo della cittadinanza attiva e i 150 anni dell’Unità d’Italia.

tratto da TERRA, quotidiano ecologista, 3 marzo 2011

v.ferla@cittadinanzattiva.it

martedì 1 marzo 2011

Primo Marzo, lo sciopero dei migranti tra diritti e beni comuni


Anche quest’anno si svolge lo sciopero dei migranti. Il Primo Marzo è un progetto di partecipazione dal basso impegnato nella lotta al razzismo e nella difesa dei diritti umani. L’iniziativa nasce nel novembre del 2009, per iniziativa di quattro donne: Nelly Diop, Daimarely Quintero, Stefania Ragusa, Cristina Seynabou Sebastiani. Da subito ha riunito italiani, migranti, seconde generazioni: tutti accomunati dal rifiuto del razzismo e della cultura dell'esclusione. La prima iniziativa risale al primo marzo del 2010, quando il movimento organizza una giornata di mobilitazione e sciopero indirizzata a far comprendere quanto sia determinante l'apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società e come sia importante che italiani vecchi e nuovi si impegnino insieme per difendere i diritti fondamentali della persona, combattere il razzismo e superare la contrapposizione tra "noi" e "loro".

Migranti e beni comuni
Lo stesso impegno si rilancia oggi. Mentre si lotta per la democrazia in Nord Africa, non si può accettare la logica razzista dell’“aiutiamoli a casa loro”. La migrazioni sono spesso un modo per cambiare le proprie condizioni di vita. In più, bisogna ricordare sempre che l’apporto dei migranti per la crescita del nostro paese è e sarà cruciale. Certamente per ragioni economiche, come molte volte è stato sottolineato: i migranti producono infatti una parte consistente del PIL (11%), alimentano le casse dello Stato con le tasse e i contributi previdenziali, sopperiscono con il lavoro di cura alle carenze strutturali del welfare italiano. Ma anche per ragioni sociali e culturali: rappresentano infatti una parte attiva e determinante nella costruzione di società diversa: più ricca, variegata, multiculturale e capace di guardare al futuro. Senza di loro, senza i bambini figli di migranti e coppie miste, l’Italia sarebbe oggi più povera. Soprattutto, i migranti sono una forza civile per costruire una società diversa, per non limitarsi a difendere i diritti, ma reagire ai ricatti conquistandone di nuovi.
Insomma, l’apporto dei migranti nella costruzione di nuovi beni comuni, tra i quali lo stesso futuro dell’Italia, è fondamentale.

Un appello per i diritti
Lo scorso anno, in risposta ai disordini e alle violenze di Rosarno, il movimento Primo Marzo aveva organizzato uno sciopero per dimostrare l’importanza del lavoro di 4,5 milioni di immigrati in Italia. “Oltre 300 mila persone si sono mobilitate per dire no al razzismo, alla legge Bossi-Fini, al pacchetto sicurezza, ai Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e sì a una società multiculturale e più giusta”, si legge nell’appello. La situazione oggi è diversa e forse ancora più grave: “Non c’è stata un’altra Rosarno, ma gli effetti della crisi si sentono sempre di più e colpiscono soprattutto i migranti: in migliaia rischiano di perdere il permesso di soggiorno, in migliaia che il permesso non lo hanno vengono indicati come criminali e condannati al lavoro nero gestito dai caporali”.

Iniziative in tutta Italia
In programma manifestazioni e cortei in tutta Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia, per richiamare l’attenzione sui diritti calpestati dei migranti. “La questione della cittadinanza rimane insoluta – dicono ancora gli organizzatori - e centinaia di giovani nati o cresciuti in Italia continuano a sottostare a una legge che non riconosce loro diritti né cittadinanza”. In piazza, non solo immigrati ma anche tanti italiani: “Non si tratta di uno sciopero etnico. Per portare avanti questa lotta, migranti e italiani devono muoversi insieme contro i ricatti, contro il razzismo, contro lo sfruttamento”. Roma celebra la giornata con un corteo per gridare insieme «siamo tutti libici, siamo tutti egiziani, siamo tutti tunisini». Quest’anno l’iniziativa non poteva che essere dedicata al coraggio dimostrato dalle popolazioni magrebine. Nella Capitale, il corteo si muoverà martedì alle 16.30 da piazzale Aldo Moro e si chiuderà in piazzale Esquilino.

Chiudere i CIE
I manifestanti chiedono la chiusura dei Cie - i centri per l'identificazione e l'espulsione -, l’abrogazione della Bossi-Fini (in particolare, del nesso tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno) e del reato di clandestinità. Con lo sciopero, poi, si ribadisce la necessità di passare dal “concetto di ius sanguinis a quello di ius soli come cardine per il riconoscimento della cittadinanza e una legge che garantisca l’esercizio della piena cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia”. Su questo tema Labsus ha ospitato diversi interventi con l’obiettivo di allargare il concetto di cittadinanza all’esercizio di diritti riconosciuti nelle Carte dei diritti internazionali e alla partecipazione concreta degli immigrati alla vita quotidiana del nostro paese.

Rivoluzioni e sbarchi
La mobilitazione di quest’anno non può non puntare lo sguardo su quanto sta avvenendo nell’altra sponda del Mediterraneo. “Le rivoluzioni di piazza segnalano un’aspirazione alla libertà che ha nelle migrazioni una delle sue declinazioni e che sta portando a un prevedibile aumento degli sbarchi (per altro mai interrotti) sulle nostre coste: di fronte a tutto questo la risposta italiana si sta rivelando ipocrita e inadeguata - accusa il comitato Primo Marzo - Si evoca un inesistente ‘stato di emergenza’ solo per evitare accogliere le persone che stanno arrivando sulle nostre coste”. Occorre invece, secondo i manifestanti, varare al più presto “una legge organica e adeguata per la tutela dei rifugiati e dei richiedenti asilo”. Insomma, bisognerebbe davvero ascoltare le sagge parole del Capo dello Stato che ha invitato tutti – soprattutto il governo – a rinunciare ad allarmismi e vittimismi, nel nome dell’accoglienza e del diritto.

v.ferla@cittadinanzattiva.it