giovedì 3 marzo 2011
Rivolta in Nord Africa, è giunta l’ora di riformare la legge sulla cittadinanza
La rivoluzione in corso nel nord dell’Africa apre scenari imprevedibili. Un’emergenza umanitaria potrebbe toccare presto il nostro paese, con l’arrivo di tanti profughi. Il governo italiano appare impreparato. Diffonde la paura per creare allarme e sfuggire alle proprie responsabilità. Quanto durerà?
Il dibattito sull’immigrazione dei prossimi mesi potrà ancora esaurirsi – come accade da anni – nell’alternativa tra ordine pubblico e assistenza più o meno benevola dei nuovi arrivati? C’è il rischio che non si parli più di un tema emergente, da tempo omesso, ormai improrogabile: la condizione dei numerosi immigrati che in Italia già risiedono e lavorano da anni. Possiamo continuare a far finta che non si tratti di cittadini come noi?
La legge italiana fonda l’attribuzione della cittadinanza nazionale su una sorta di “familismo giuridico”: si è cittadini per eredità di sangue o per via di matrimonio. è possibile che sia ancora così? La cittadinanza non dovrebbe acquisirsi per la libera e autonoma scelta di chi decide di vivere nel nostro paese e qui si impegna con il proprio lavoro, le proprie attività economiche, le proprie iniziative civiche, nella costruzione di una casa comune aperta, accogliente e solidale?
La cittadinanza, fatta di diritti, appartenenza e partecipazione, non è più solo “affare di stato”. Si fonda sul riconoscimento della persona umana al di là dei propri legami con una comunità specifica. Nasce dall’esercizio concreto e attivo dei diritti, al di là della loro titolarità formale. Si àncora al regime internazionale dei diritti umani.
La Costituzione italiana è all’avanguardia in questo: recepisce la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, e, con questa, le tutele di diritti che vengono ben prima di quelle legate alla cittadinanza nazionale. Basti pensare al diritto alla salute di cui i cittadini immigrati godono: il nostro Servizio sanitario nazionale deve tutelarli, anche se non sono italiani (lo spiegano le sentenze della Corte costituzionale). Insomma, i diritti della personalità, basati sulla cittadinanza costituzionale e universale, sono estesi a tutti. E tra i diritti di libertà per eccellenza, garantiti a tutti dai trattati costituzionali europei, stanno proprio il “diritto di residenza” ed il “diritto di circolazione”.
In molti casi, poi, la cittadinanza diventa “attiva”. Per il principio di sussidiarietà costituzionale, tutti i cittadini, singoli o associati, compresi i cittadini immigrati, possono esercitare i propri diritti, assumersi responsabilità nella vita pubblica, dare il proprio contributo per lo sviluppo sociale e civile del luogo in cui risiedono. Viceversa, la gestione in chiave securitaria dell’immigrazione, lo strazio burocratico cui viene sottoposto chi chiede o rinnova il permesso di soggiorno, lo stato di limbo al quale vengono condannati gli immigrati di seconda generazione (italiani a tutti gli effetti) sono forme di violenza gratuita, una negazione bella e buona dell’umanità e dei diritti di queste persone.
C’è tanto da fare, dunque. Ma il primo passo, ormai, è la riforma della legge sulla cittadinanza: bisogna renderla più accessibile ai tanti che ormai risiedono da anni qui e sono ormai italiani anche loro. Il secondo passo è rappresentato da serie politiche di integrazione che rimuovano gli ostacoli allo sviluppo umano di tutti i cittadini, senza distinzioni di sorta, nemmeno di etnia (è il compito della Repubblica, previsto dall’articolo 3 della Costituzione). Infine, sulla base del principio di sussidiarietà scritto nell’articolo 118, servono misure per accogliere e favorire ‘tutti’ quei cittadini, spesso immigrati, che svolgono attività di interesse generale. Anche così si costruirà un’Italia più unita, accogliente, europea. Varrebbe la pena che il governo lo ricordasse in questo speciale 2011 in cui si celebrano l’Anno europeo della cittadinanza attiva e i 150 anni dell’Unità d’Italia.
tratto da TERRA, quotidiano ecologista, 3 marzo 2011
v.ferla@cittadinanzattiva.it
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