Peccato. La conferenza di apertura dell’Anno Europeo della cittadinanza attiva si è appena conclusa senza brividi particolari in un'atmosfera blindata e surreale (leggi qui). E dire che ci sarebbero stati molti motivi di confronto anche aspro, soprattutto di fronte alla pervicace immobilità del Governo sul versante della promozione delle azioni volontarie in Italia. Sacconi ha promesso di stabilizzare il 5xMille per legge. Ma ha invitato a non contarci troppo, perché la quota di deduzioni disponibile dipenderà dalla salute dei conti pubblici. Inoltre, la misura servirà in qualche modo per tamponare i tagli alle politiche sociali. Praticamente, una presa in giro.
Autonomia e risorse
Uno di questi temi è il rapporto tra autonomia ‘politica’ e risorse disponibili per le organizzazioni. Nel Regno Unito, dove è in pieno svolgimento il dibattito sulla Big Society, il National Council of Voluntary Organisations (NCVO) – che nulla a che vedere con i nostri piccoli centri di servizio per il volontariato – ha lanciato nel febbraio scorso un piano di azione rivolto al Governo con l’obiettivo di offrire i massimi benefici possibili ai singoli e alle comunità. Si tratta di una lettura utile che potrebbe dire qualcosa anche all’esperienza italiana e, soprattutto, potrebbe costituire un’agenda di lavoro da condividere con le Istituzioni.
Il piano del National Council britannico
Rispondendo alle iniziative del premier David Cameron, Stuart Etherington, il responsabile del NCVO, ha spiegato: “Noi sosteniamo l’idea di Big Society, ma serve che il Governo agisca rapidamente per garantire che le organizzazioni dei volontari sopravvivano per promuoverla. Il governo dovrebbe raddoppiare il Transition Fund (un Fondo istituito dal governo per assegnare risorse alle organizzazioni che offrono servizi di interesse generale, ndr) e allargare i suoi criteri in modo tale che più gruppi possano beneficiarne”.
“Allo stesso tempo – ha continuato Etherington - i governi locali vanno supportati affinché prendano decisioni intelligenti e di lungo periodo per prevenire che il settore sia visto come uno dei target dei tagli alla spesa”.
“Infine, raccomandiamo caldamente al governo di dare priorità alla riforma del Gift Aid (un incentivo fiscale istituito in UK per favorire le donazioni alle realtà della cittadinanza attiva, ndr) e di affrontare il tema dell’IVA nei servizi condivisi. Questo aiuterebbe le organizzazioni dei volontari a superare le tempesta finanziaria continuando a fornire servizi vitali”.
Una lista di raccomandazioni
Il piano del NCVO, lanciato all’inizio di febbraio, propone una serie di misure che aiuterebbero le organizzazioni dei volontari e delle comunità locali a superare la tempesta finanziaria e a giocare la propria intera parte nell’offerta di servizi e nel sostegno ai propri beneficiari. Si tratta di un contributo molto interessante, da rileggere anche con riguardo al nostro paese. Vediamo di seguito il pacchetto di raccomandazioni:
1. Raddoppiare il Transition Fund ed estendere la sua finalità e la sua portata. Secondo questa proposta, 100milioni di sterline dovrebbero servire per aiutare le charities di media misura ad affrontare i tagli alla spesa pubblica. In ogni caso, il NCVO è sempre più preoccupato per i tempi brevi e i criteri restrittivi previsti per le richieste di sostegno. Se le organizzazioni falliscono nei mesi che vengono, il governo avrà bisogno di aumentare l’efficienza: così una iniezione di risorse cash nel breve periodo permetterebbe di risparmiare un enorme ammontare di denaro nel lungo periodo.
2. Supportare il governo locale ad assumere decisioni strategiche, intelligenti e a lungo termine. L’obiettivo è non ridurre le comunità e il settore volontario ad un target privilegiato per i tagli di spesa.
3. Fare avanzare il “Private Members Bill” (iniziativa di legge parlamentare) sui servizi pubblici (in questo ambito in UK si parla di social enterprise e di social value). Questo PM Bill, avanzato dal deputato Chris White, contiene una raccomandazione precisa: i processi per gli incarichi e gli acquisti per i servizi pubblici dovrebbero focalizzarsi non solo sul valore finanziario di un servizio, ma anche sull’impatto sociale e ambientale che esso presenta. Il NCVO crede che ciò creerebbe un campo d’azione multilivello per le charities e renderebbe i servizi più ‘responsivi’ al bisogno delle comunità.
4. Semplificare e modernizzare il “Gift Aid”. Il Gift Aid (gli assomiglia in qualche modo il nostro 5xMille) è un’importante fonte di reddito per il terzo settore, ma l’impiego di donatori si è stabilizzato in anni recenti. Il Governo dovrebbe semplificare il Gift Aid, spostare il sistema online e assicurare che le donazioni attraverso meccanismi innovative di fundraising, come gli sms, siano facilmente praticabili.
5. Indagare sull’opportunità di rendere le lifetime legacies disponibili nel Regno Unito per promuovere una cultura della filantropia. Le lifetime legacies sono una forma di ‘trust’ molto usata in USA a partire dalla fine degli anni ’60. Permette al donatore di fare un dono ‘irrevocabile’ fino alla fine della propria vita. Ovviamente, in cambio di deduzioni fiscali. Le charities la usano come parte del loro capitale lavoro o come base di sicurezza contro le fluttuazioni finanziarie. Inoltre, in questo modo costruiscono la loro comunità di donatori.
6. Affrontare il tema dell’IVA sui servizi condivisi. Secondo le attuali disposizioni dell’ordinamento britannico, le organizzazioni dei cittadini non possono reclamare l’IVA sui costi della condivisione dei servizi, mentre le organizzazioni del settore privato possono. Il NCVO non chiede trattamenti speciali per quello che siamo ma vogliamo che il governo renda il sistema più equo, il che si tradurrebbe nell’incentivare il collaborative working. Il NCVO ha avanzato questa raccomandazione al Primo Ministro e al Segretario Capo del Tesoro.
7. Stimolare il mercato dell’investimento sociale. Il mercato dell’investimento sociale formerà un elemento crescente e importante per ribilanciare il finanziamento del settore, mentre crollano i fondi provenienti dalle fonti imposte dalla legge. Mettere in campo i giusti incentivi fiscali è importante e il governo dovrebbe guardare al Community Interest Tax Relief (CITR). Il CITR è il principale incentivo fiscale per l’investimento sociale in progetti comunitari o imprenditoriali rivolti alle categorie e alle comunità svantaggiate. Consiste in pratica in uno sgravio fiscale per quei privati – singoli o aziende – che investono in organizzazioni accreditate (in UK si tratta, per es., delle charities, imprese sociali non profit, organizzazioni a supporto di specifici gruppi come le minoranze etniche, ecc.). In ogni caso, secondo il NCVO, la ripresa si può dire sia stata deludente e si vuole incoraggiare il governo a rivedere e promuovere la CITR e ad estendere la gamma delle organizzazioni idonee.
Imparare dal Regno Unito
"La Big Society ha avuto una cattiva stampa recentemente – ha notato Stuart Etherington - ma le nostre raccomandazioni rendono chiaro che esistono delle vie per ritirarla su dal precipizio. Ascoltare queste indicazioni potrebbe essere un segnale forte e chiaro che il governo vuole sostenere le organizzazioni dei cittadini volontari per giocare tutta la loro parte nella costruzione della Big Society. Adesso è tempo di agire, altrimenti c’è un rischio reale che le organizzazioni che stanno alla base della Big Society non sopravviveranno abbastanza a lungo per vedere la visione diventare realtà".
Il confronto con il Regno Unito può essere molto interessante e meriterebbe di essere approfondito, anche allo scopo di verificare quali strumenti potrebbero essere rilanciati e valorizzati nell’esperienza italiana.
v.ferla@cittadinanzattiva.it
Nessun commento:
Posta un commento