giovedì 19 febbraio 2009

Il paradosso della fiducia. L'Italia del Civil Society Index


Tutelano diritti, si prendono cura dei beni comuni, producono empowerment dei cittadini partecipando al ciclo delle politiche pubbliche: nell’universo delle organizzazioni della società civile – che comprende anche associazioni sportive, ricreative, culturali e artistiche, così come sindacati e associazioni imprenditoriali e professionali – possono essere stimate in circa 86.000 le organizzazioni di cittadini attive nelle politiche pubbliche e che svolgono attività di interesse generale. Ma qual è l'attenzione che la popolazione, da una parte, e la classe dirigente del paese, dall'altra, esprimono nei loro confronti? Si tratta di una domanda legittima, anche alla luce della progressiva involuzione che caratterizza la vita politica italia.

Ci troviamo di fronte, in realtà, all'ennesimo paradosso italiano. Accade infatti che le organizzazioni della società civile godano della massima fiducia da parte dei cittadini ma contino poco nelle grandi scelte politiche, anche a causa di un’auto-percezione riduttiva del proprio ruolo. In concreto, un'Italia a due velocità: la società politica che riscuote sempre meno consenso ma ha ancora a disposizione gli strumenti tradizionali di occupazione del potere; la società civile che, nonostante i milioni di cittadini impegnati e il favore dell’opinione pubblica, viene continuamente ricacciata nell’irrilevanza.

Questi risultati emergono adesso dal Civil Society Index l'indagine sulla società civile in Italia, realizzata da Cittadinanzattiva e Fondaca, e che io ho avuto il piacere di coordinare. L'indagine è diventata oggi un volume pubblicato da Rubbettino con il titolo «La società civile tra eredità e sfide» e con la firma di Giovanni Moro, che di Fondaca è presidente, e della collega Ilaria Vannini.
Il Civil society index è un progetto mondiale di ricerca promosso dal network internazionale chiamato CIVICUS: World Alliance for Citizen Participation in più di 50 paesi nel mondo. Lo studio analizza la situazione degli ultimi anni in Italia, dove è cresciuta l'attenzione per la società civile organizzata come attore delle politiche pubbliche e produttore di capitale sociale. A questo nuovo interesse, tuttavia, come dicevamo, non corrisponde un pari livello di conoscenza di una realtà articolata che sfugge a semplificazioni e giudizi affrettati.

Tra le organizzazioni della società civile italiane possiamo individuare almeno 20 categorie (ad es.: sindacati, organizzazioni civiche impegnate in attività di tutela dei diritti umani, dei consumatori; associazioni professionali e imprenditoriali quali CCIAA, associazioni di commercianti; movimenti sociali per la pace, la terra; associazioni giovanili e studentesche; ecc.). Sono per lo più presenti al nord (51%), piuttosto che al sud (27,7%) e al centro (21,2%). Tra i milioni di cittadini coinvolti, le donne sono il 50,8% ma occupano posizione di leadership solo in 3 organizzazioni su 10, così come delle realtà che aderiscono al Forum del Terzo settore, solo 33 dei 157 ruoli dirigenziali (21%) sono occupati da donne.

Dal punto di vista delle risorse economiche, una parte consistente della popolazione fa donazioni, anche se la percentuale di reddito personale donata è di gran lunga inferiore all’1%. Ancora troppo marcata la differenza tra quei cittadini che sono a conoscenza dei benefici fiscali per le attività filantropiche, propensi a donare di più di coloro che li ignorano (donando in media 212€ all’anno contro 92€, secondo stime del triennio 2003/06).

Un altro limite da segnalare è che il 42% delle organizzazioni di volontariato dipende da fondi pubblici, con tutti i conseguenti rischi di manipolazione e controllo da parte dei poteri istituzionali e politici. Tuttavia, le imprese private mostrano una crescente attenzione sia al dialogo che al supporto finanziario di queste organizzazioni: circa il 70% delle imprese in Italia destina loro delle donazioni.

L'aspetto più rilevante che emerge dall'indagine, però, sta tutto nel paradosso anticipato all'inizio. Da un lato, le organizzazioni della società civile dimostrano di avere una enorme capacità di impatto concreto nella realtà, in termini di soluzione dei problemi considerati come i più rilevanti dai cittadini. Dall’altro, quando devono esercitare influenza nella vita politica hanno un effetto assolutamente trascurabile: sulla legge finanziaria, sul bilancio dello Stato, sulle politiche pubbliche. Ciò nonostante, questo mondo varigato e necessario ottiene dai cittadini il massimo della fiducia pubblica, ancora di più del Presidente della Repubblica o dei Carabinieri, una fiducia superiore di ben 10 volte a quella di cui godono i partiti politici, all’ultimo posto nella classifica.

“Gli italiani si fidano molto delle organizzazioni della società civile, più delle istituzioni, ma questo non basta per influenzare le politiche pubbliche” spiega Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva. “Ciò non significa che le organizzazioni civiche non contino o non incidano nella realtà. Significa solo che al loro operato non viene dato il giusto peso politico. È come se ci fosse a disposizione del Paese una nuova classe dirigente, che affronta i problemi, si mobilita, ma che è fuori dai giochi che contano, sia per mancanza di consapevolezza di sé, sia per gli ostacoli che incontra all’esterno. Comunque in questi anni il cittadino si è molto rafforzato, anche se resta ancora tanto da fare per costringere la politica a mettersi dalla parte della gente, e far sì che fiducia e peso politico siano sullo stesso piano”.

“La raggiunta maturità della società civile italiana” aggiunge il presidente di Fondaca Giovanni Moro “emerge principalmente dalla capacità di mobilitare risorse volte ad affrontare i problemi più rilevanti del Paese. Questa capacità è di importanza cruciale, dal momento che le disuguaglianze sociali ed economiche, così come i problemi ambientali, stanno rapidamente aumentando in Italia. Tuttavia, per svolgere pienamente questo ruolo, le Osc devono ulteriormente migliorare la propria struttura, oltre che essere meglio supportate dai propri interlocutori, in primis le forze politiche e i mass media. Solo così si potrà superare l’attuale paradosso dato da alti livelli di fiducia dei cittadini nei confronti delle Osc e il loro basso peso nell’arena pubblica italiana”.

Il messaggio è chiaro. C'è tanta strada da fare. Ma la direzione è quella giusta.

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