lunedì 2 marzo 2009
Ultimi giorni per le consultazioni europee dei cittadini
Ancora pochi giorni a disposizione per partecipare alle Consultazioni europee dei cittadini e votare le proposte che saranno presentate alle Istituzioni comunitarie. Potete farlo sul sito delle Consultazioni europee. Vi suggerisco in particolare queste tre proposte:
1. Cittadinanza europea per chi risiede legalmente da almeno 5 anni nell’UE
Come è possibile che ci siano milioni di persone che vivono in tutto e per tutto come cittadini della Unione ma non sono riconosciuti come tali? Che sostengono con le loro tasse i servizi e le attività degli stati e delle città ma non possono votare per il sindaco né concorrere alla formazione della volontà politica della Unione, dalla quale, tanto per fare un esempio, provengono il 75% delle norme sul lavoro, l’80% di quelle sull’ambiente e il 90% di quelle sul consumo? Che abbiano una libertà di movimento nulla o ridotta? Che non abbiano diritti pari ai loro doveri e non abbiano poteri pari alle loro responsabilità?
Deve essere l’Europa a prendersi carico di questo atto di riconoscimento e coinvolgimento. Nel 2003, il Comitato economico e sociale della Unione europea aveva proposto che ai cittadini di paesi terzi, residenti legalmente da almeno cinque anni nel territorio della Unione, venisse attribuita la cittadinanza europea senza che essa fosse condizionata dalla varietà delle leggi sulla concessione della cittadinanza nazionale. Questa proposta fu allora ignorata. Ma per quanto tempo essa potrà essere ignorata ancora? L’Europa dei cittadini dovrebbe fare urgentemente un passo in questa direzione.
2. Una iniziativa comunitaria per la promozione della cittadinanza attiva
La proposta è che l'Unione Europea rivolga stabilmente a tutti i cittadini degli Stati membri un invito affinché si impegnino in maniera costante nel servire le proprie comunità e il proprio paese.
Non si chiede al popolo europeo di partecipare soltanto per un giorno, ma di assumere un impegno costante del proprio tempo (un'ora, un weekend, ecc.) per un servizio alla comunità nella quale si vive.
Questo impegno potrebbe essere sostenuto con strutture (un'Agenzia ad hoc?) e risorse (un Fondo europeo ad hoc) adeguate, dando ordine e stabilità ad una sensibilità che l'UE ha già dimostrato di avere in questi anni valorizzando spesso le iniziative civiche.
Questa iniziativa si dovrebbe sviluppare su tre direttrici principali:
1) Incoraggiare un servizio civile europeo per affrontare le grandi sfide contemporanee;
2) Integrare le attività scolastiche e universitarie con azioni di servizio alle comunità;
3) Rafforzare/espandere la capacità delle organizzazioni civiche di innovare e diffondere/scambiare i programmi di successo tra i diversi Paesi.
3. Fare propria la carta europea dei diritti del malato
Ritengo che l'Europa debba essere capace di recepire quanto emerge dalla società in merito alla promozione e la tutela dei diritti. Una delle cose che mi aspetto dal nuovo Parlamento è l'approvazione della Carta europea dei diritti del malato che è nata dal basso ad opera di organizzazioni civiche dei paesi membri. Sarebbe un buon modo per dare alcuni criteri comuni nella gestione della salute pur in presenza di sistemi sanitari differenti.
La Carta europea dei diritti del malato è stata scritta nel 2002 su iniziativa di Active Citizenship Network, in collaborazione con 12 organizzazioni civiche dei Paesi dell’Unione
europea. Essa proclama 14 diritti dei pazienti che, nel loro insieme, mirano a garantire un “alto livello di protezione della salute umana” (articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) assicurando l’elevata qualità dei servizi erogati dai diversi sistemi sanitari nazionali in Europa.
I 14 diritti sono una concretizzazione di diritti fondamentali e, come tali, devono essere riconosciuti e rispettati in ogni Paese; essi sono correlati con doveri e responsabilità che sia i cittadini che gli altri attori della sanità devono assumere. La Carta si applica a tutti gli individui, riconoscendo il fatto che le differenze, come l’età, il genere, la religione, lo status socioeconomico ecc., possono influenzare i bisogni individuali di assistenza
sanitaria.
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