Abuso di potere, corruzione, illegalità, mancanza di trasparenza sono stati il filo conduttore delle notizie delle ultime settimane. Hanno toccato in ordine sparso la Protezione civile, il Consiglio nazionale dei Lavori pubblici, alcune compagnie telefoniche, senatori della Repubblica, magistrati. Un intreccio di vicende, una molteplicità di personaggi, un intricato groviglio di collusioni e complicità nei quali i colpi di scena della realtà hanno surclassato le invenzioni della fantasia.
La Corte dei Conti, dal canto suo, ha rinnovato l’annuale grido di dolore sull’Italia degli sprechi, del malaffare, dei reati contro la pubblica amministrazione. Le risorse pubbliche sottratte alla collettività dalla politica e dall’amministrazione colluse sono ingenti. Di conseguenza, molti cittadini ricavano l’impressione che le stesse Istituzioni vivano nell’illegalità e si allontanano ogni giorno con comprensibile disgusto da questo strano zoo.
Il Governo ha annunciato un nuovo provvedimento contro la corruzione. Le notizie di cui disponiamo sono ancora sommarie e aspettiamo di studiare con attenzione il testo. Sappiamo, per adesso, che il provvedimento contiene una serie di strumenti - piano nazionale anticorruzione, osservatorio sulla corruzione, banca dati lavori pubblici ed esaltazione della trasparenza con l’utilizzo spinto delle nuove tecnologie – che dovrebbero aiutare a prevenire la corruzione nelle pubbliche amministrazioni.
Secondo quanto si legge nei comunicati del governo, le pubbliche amministrazioni dovranno pubblicare sui siti istituzionali informazioni relative a procedimenti amministrativi “sensibili”: autorizzazioni, concessioni, appalti pubblici, erogazioni di benefici economici a persone o enti pubblici o privati, concorsi e progressioni di carriera. Le stazioni appaltanti dovranno trasmettere, tempestivamente e direttamente all’Autorità di vigilanza, tutti i dati relativi a contratti di lavori, servizi e forniture, al fine di realizzarne l’anagrafe e consentire la conoscibilità dell’attività contrattuale della PA, nonché dagli altri soggetti tenuti al rispetto della normativa sugli appalti pubblici. Dovrebbero poi aumentare i controlli sugli enti locali e gli impedimenti a candidare a cariche pubbliche soggetti che si sono macchiati di reati.
Servirà l’ennesima legge? In Italia – i cittadini lo sanno - non mancano le norme. Anzi, ce n’è fin troppe. Manca l’applicazione. E manca la trasparenza di atti, comportamenti, risultati conseguiti. Perché la trasparenza non si esaurisce nella curiosità sugli stipendi dei manager pubblici o nella predisposizione dei tornelli all’ingresso. Trasparenza è qualcosa di più. Significa abbassare le barriere all’accesso alle informazioni. Lasciare che i cittadini possano ‘ficcare il naso’ nell’azione amministrativa. Sapere se la propria pratica o la propria domanda vanno a buon fine senza bisogno di ‘mettere olio nel motore’. Accettare la valutazione civica dei servizi e l’intervento diretto nelle attività amministrative da parte dei soggetti interessati.
Molta strada bisogna ancora fare. Qualche tempo fa, quando cominciò a porsi la questione della ricostruzione in Abruzzo, le organizzazioni civiche si fecero avanti. Forse avrebbe aiutato, in quella fase, promuovere forme di democrazia partecipata per coinvolgere i cittadini abruzzesi sulla ricostruzione e per favorire il loro controllo sulle opere. Ma non se ne fece niente. E oggi se ne pagano le conseguenze …
Insomma, la trasparenza è una cosa seria, uno degli elementi fondamentali grazie ai quali i cittadini possono chiedere conto alle istituzioni del loro operato, verificare la tracciabilità amministrativa degli atti, partecipare all’intero ciclo del policy making, pretendere il rispetto delle norme di legge e di comportamento. Solo così, in definitiva, si può pretendere l’accountability dei soggetti pubblici.
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