lunedì 28 marzo 2011

FAI: azione civica e primavera dei beni culturali

La giornata di primavera del Fai (Fondo ambiente italiano) che si è svolta nel fine settimana rappresenta, ormai da anni, un momento di grande sensibilizzazione ambientale nel quale una serie di monumenti, solitamente inaccessibili, vengono aperti al pubblico.
Si tratta di una iniziativa civica in senso stretto. Una organizzazione di cittadini che si occupa di difendere e promuovere dei beni che appartengono a tutti. Un lavoro davvero encomiabile perché il Fai – che conta in Italia 80mila iscritti, 500 aziende sostenitrici e 7mila volontari) è riuscito a riaprire centinaia di siti culturali che anni di malgoverno pubblico avevano abbandonato a se stessi. Gli ultimi in ordine di tempo sono il negozio Olivetti dell'architetto Carlo Scarpa in piazza San Marco a Venezia, la villa dei Vescovi in provincia di Padova e il bosco di San Francesco ad Assisi.



Secondo Ilaria Borletti Buitoni, presidente del Fai, “la politica non mette questa straordinaria ricchezza tra le priorità”. E fa un esempio: “se si fosse tutelato il suo patrimonio artistico e naturale, la Campania avrebbe avuto uno sviluppo diverso capace di generare anche occupazione”. Le fa eco Giulia Maria Mozzoni Crespi, presidente onoraria: “Io ho speranza perché credo nella società civile, nei volontari, nelle associazioni. Quello che manca, però, è l’esempio dall’alto”.
La ricetta, in fondo, è semplice: alcuni cittadini si organizzano per affrontare un problema di interesse generale e, con il sostegno delle donazioni private, recuperano monumenti e porzioni di territorio di particolare rilevanza ambientale e li aprono al pubblico.
Sembra davvero un abisso quello che si è aperto, sul versante dei beni culturali, tra l’efficacia dell’azione civica e i ritardi dell’azione amministrativa. L’azione di governo arranca alla ricerca di fondi e per scongiurare tagli. L'ultimo milleproroghe scendeva a patti con l'abusivismo edilizio, almeno nella versione originaria. La versione finale, comunque, ha mantenuto intatti i tagli al Fondo unico per lo spettacolo. I progetti di gestione manageriale sono rimasti fermi al palo. E adesso si usano le accise sulla benzina per dare dei contentini al cinema. C’è da chiedersi il motivo di tanta insipienza, soprattutto quando potrebbero esservi strade di gra lunga più semplici da percorrere. Per esempio, quella di allearsi con i cittadini per la cura dei beni comuni.


v.ferla@cittadinanzattiva.it



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