domenica 5 giugno 2011

L'eredità delle recenti elezioni comunali

Chi ha vinto e come alle elezioni amministrative? Che cosa ci hanno insegnato? Quali novità ci consegnano? E che cosa dobbiamo adesso aspettarci? Sono domande che in molti si fanno, soprattutto dopo la corsa ad intestarsi la vittoria (o a rigettare la sconfitta) che i partiti non hanno mancato di fare.

Partecipazione e cambiamento
Il primo dato importante è che hanno vinto i cittadini. Sia nel senso che hanno partecipato diffusamente facendo sentire il proprio orientamento. Sia nel senso che hanno dato un potente segnale di cambiamento.
Non è scontato sottolinearlo, oggi, dopo anni in cui abbiamo sentito ripetere come fatti immutabili, a destra e a sinistra, le tesi sull'immobilismo degli elettori. Da una parte - a destra - sembrava che l'aver dato fiducia una volta sembrava averla data per sempre. Dall'altra - a sinistra - era ormai scontato che dal popolo bue non ci si poteva più aspettare nulla di buono. E' andata diversamente, con buona pace di tutti.
Ancora una volta i cittadini hanno dimostrato di sapersi fare ascoltare. Lo dimostra, su tutti, il caso di Milano.

Qui, l’Istituto Cattaneo ha effettuato un'analisi dei flussi elettorali che si sono avuti fra il primo e il secondo turno alle elezioni comunali di Milano. Ne emerge chiaramente che il ballottaggio di Milano si è caratterizzato innanzitutto per una elevata partecipazione: è andata a votare praticamente la stessa percentuale di votanti che si era avuta al I turno (67,4% contro il precedente 67,6%), contrariamente al fatto consolidato che al ballottaggio in genere si vota assai di meno che al I turno (come peraltro si è verificato in queste elezioni nella media di tutte le città). Come spiegano i ricercatori dell'Istituto, "poiché è fisiologico che al II turno una quota di chi ha votato al I turno non si rechi alle urne (o perché elettori “tiepidi” oppure e soprattutto in quanto elettori di altri candidati che non apprezzano nessuno dei due contendenti), questa elevata partecipazione segnala che al ballottaggio sono andati a votare anche elettori che non si erano recati alle urne al I turno". Questo meccanismo in genere agisce su elettori favorevoli al cambiamento, ma che per sfiducia nello stesso non si recano alle urne al I turno e che di fronte alla prospettiva di un ribaltamento degli equilibri si galvanizzano e si recano a votare.
E’ esattamente quanto è successo a Milano, come rilevabile dalle analisi dei flussi elettorali. Il contributo maggiore al voto per Pisapia (al di fuori di chi lo aveva già votato al I turno) viene poi dall’astensione: un flusso di 2,2 punti percentuali (su elettori) dal non voto è passato al candidato del centrosinistra Pisapia. La seconda componente del suo successo si fonda su un flusso di voti da elettori del Terzo polo: questi si sono divisi fra la Moratti e Pisapia, ma il secondo passaggio è stato nettamente superiore al primo (su 100 voti del Terzo polo nel I turno, 35 sono andati alla Moratti e 51 a Pisapia). Gli elettori, insomma, si sono espressi in modo molto chiaro, smentendo le consolidate 'credenze' dei partiti.

La forza del sistema elettorale
E' vero. Sono stati gli elettori i veri protagonisti delle elezioni 2011. Hanno dimostrato di saper scegliere soluzioni diverse a seconda del contesto locale: il giustizialismo e i toni barricadieri a Napoli, il riformismo e i modi gentili a Milano; l’alleanza tra Udc, Pd e Idv a Macerata, ecc. Ma il punto sta proprio qui, come ha fatto notare la Fondazione Etica guidata da Gregorio Gitti. "Non è che gli elettori hanno imparato a distinguere e scegliere adesso: semplicemente hanno potuto farlo grazie al sistema elettorale. E cinque anni fa? Lo scenario politico era completamente diverso. Gli elettori dettero fiducia allora a chi adesso non hanno esitato a sfiduciare. Avrebbero potuto farlo con un altro sistema elettorale? La risposta è scontata".
Certo, l’elezione diretta del sindaco non è esportabile sul livello nazionale, se non con molte controindicazioni. Come spiega Fondazione Etica in una nota, "l’elezione diretta fa bene alla democrazia laddove la dimensione territoriale è tale da consentire un rapporto stretto tra elettore ed eletto, con il primo che può conoscere direttamente il secondo e anche, in certo senso, controllarlo. Va da sé che il sindaco d’Italia sarebbe difficile da conoscere e ancora più, quindi, da valutare. Se l’elezione diretta funziona come una sorta di 'unicum' per i Comuni, allora dall’esperienza di domenica scorsa cosa può essere utilizzato per la riforma elettorale nazionale?"
Senza entrare adesso nel merito degli aspetti tecnici - spesso oscuri - delle leggi elettorali, occorre fare una riflessione sull'importanza di buone regole per lo sviluppo della democrazia e per l'esercizio della volontà popolare. Tutti ormai convengono sul fatto che la legge elettorale attualmente vigente per l'elezione del Parlamento è una legge che depotenzia il diritto di voto dei cittadini, rimette nelle mani delle segreterie e dei ras di partito la scelta dei candidati, affida la selezione della classe dirigente non certo al radicamento territoriale o alla valutazione dei cittadini ma alle decisioni di caste e capi.
I risultati delle amministrative suggeriscono un rimedio interessante: ricorrere al doppio turno. Per il ballottaggio De Magistris non si è apparentato con il Pd, ma ha ricevuto i voti dei suoi elettori; così come Pisapia non ha stretto alleanze discutibili con il cosiddetto Terzo polo, ma i moderati lo hanno aiutato a vincere. Tutto chiaro, senza giochi di palazzo. Una scelta nelle mani dei cittadini.

Le riforme necessarie
I cittadini, dunque, si sono espressi. Il sistema elettorale ha funzionato. Questo virtuoso incrocio tra esercizio della sovranità e buona legge elettorale lascerà un segno nelle scelte delle classi dirigenti? I tanti vincitori, veri e presunti, così come gli sconfitti che non vogliono ammetterlo, lo hanno capito? E soprattutto sapranno comportarsi di conseguenza, magari procedendo rapidamente alla riforma elettorale in tempo per le prossime elezioni nazionali? Purtroppo, è molto facile nutrire scetticismo.




v.ferla@cittadinanzattiva.it


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