venerdì 13 febbraio 2009

Salute e Immigrati: in direzione ostinata e contraria


Prima scena. Ci sono Medici senza frontiere (Msf), Cittadinanzattiva e diverse altre associazioni che organizzano fiaccolate davanti a Montecitorio e altre iniziative di protesta. Il motivo? Impedire l’approvazione dell'emendamento della Lega nord al Ddl sicurezza che apre alla possibilità per gli ospedali italiani di denunciare gli immigrati clandestini che si rivolgono loro per le cure. Ma è tutto inutile.

Seconda scena. Il 5 febbraio 156 senatori approvano l'emendamento della Lega che cancella il divieto di non segnalazione alle autorità degli stranieri non regolari che richiedono cure sanitarie nelle strutture pubbliche. Gli immigrati clandestini potranno quindi essere 'denunciati' se si recheranno al pronto soccorso.


Terza scena.
Il comma soppresso recitava: "L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano". Nonostante l’opposizione avesse chiesto il voto segreto sull'emendamento, il presidente del Senato, Renato Schifani, ha fatto presente che la proposta di modifica non era stata inserita nell'elenco degli emendamenti su cui la presidenza aveva dato l'ok al voto segreto.


Quarta scena.
Msf protesta così. "Il concreto rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria può creare nell'immigrato privo di permesso di soggiorno e bisognoso di cure mediche una reazione di paura e diffidenza in grado di ostacolarne l'accesso alle strutture sanitarie", dice Raffaella Ravinetto, presidente di Msf Italia. "Tutto ciò potrebbe provocare una pericolosa 'marginalizzazione sanitaria' di una fetta della popolazione straniera presente sul territorio, anche aumentando i fattori di rischio per la salute collettiva", ha aggiunto in un comunicato.

Quinta scena. E poi così. ''Siamo sconcertati - dichiara Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf Italia - per la scelta del Senato di avere consapevolmente ignorato il grido di allarme lanciato dagli ordini professionali di medici, infermieri e ostetriche e da centinaia di associazioni e rappresentanti della società civile. Una scelta che sancisce la caduta del principio del segreto professionale per il personale sanitario volto a tutelare il paziente come essere umano indipendentemente da ogni altra considerazione''. MSF, promotrice insieme a Cittadinanzattiva, SIMM, ASGI e OISG della campagna Siamo medici e infermieri - Non siamo spie, ''si appella ora alla Camera dei Deputati perche' riveda la posizione assunta dal Senato sul comma 5''.

Sesta scena. Donato Antonellis, segretario dell'Anaao-Assomed , l'associazione dei Medici ospedalieri e dirigenti del Lazio, commenta il Ddl sicurezza votato dal Senato. ''Quello fra medico e malato, a prescindere dal colore della pelle e dalla nazionalità sul passaporto è un rapporto libero e liberale e soprattutto basato sulla fiducia e sulla solidarietà. L'immigrazione clandestina è un problema che il Governo deve affrontare, ma questa battaglia non può coinvolgere il rapporto di fiducia fra medico e paziente. I compiti e il ruolo del medico non hanno niente a che fare con le leggi sull'immigrazione clandestina o con mansioni di polizia. Un cittadino straniero, regolare o irregolare, ha senz'altro diritto all'assistenza sanitaria, come un italiano. La denuncia di un clandestino da parte del medico, invece, sarebbe un vero tradimento. Un provvedimento del genere contraddice lo stesso codice deontologico della categoria medica''.


Settima scena.
C’è un clandestino ammalato gravemente. Ha paura di essere denunciato. Non si fa curare, tenendosi addosso la malattia. Diciamo che si tratta di tubercolosi. La tubercolosi e le altre patologie infettive, solo per fare un esempio, se non curate, possono diventare molto pericolose. Le persone che gli stanno intorno si ammaleranno, siano esse italiane o immigrate. Non ci credete?


Ottava scena.
Una suora che ritorna dalla missione non cura in tempo la sua tubercolosi. E’ questo il motivo per cui dieci bambine di una scuola cattolica di Morena, a Roma, se ne ammalano. Vedete? Succede.

Nona scena. Protestano tutti. Protesta la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri. Protestano i Collegi Infermieristici. Protestano le Società Scientifiche come la Società Italiana di Medicina delle Migrazioni. Protesta l´Associazione Studi Giuridici sull´Immigrazione. Protestano le organizzazioni della società civile. Parlano di barbarie normativa, deontologica e sociale.


Decima scena.
Durante le ultime settimane i medici hanno osservato, presso le strutture di cura, una flessione nel numero di accessi di cittadini stranieri. Questo fa sospettare che la percezione di un clima sfavorevole nei confronti degli stranieri immigrati abbia dissuaso uomini, donne, bambini migranti a rivolgersi agli ospedali, ai consultori, agli ambulatori del volontariato, per paura di essere segnalati e espulsi. Secondo molti medici, questa norma, insieme con la promozione mediatica della prassi della delazione e della lotta ai clandestini (non alla clandestinità), produce un vulnus difficilmente riparabile al diritto alla salute, nonché un danno diretto alla salute dei singoli e della collettività.

Undicesima scena. L´Arci apre il numero verde "Sos Diritti". Nove cifre: 800999977 da comporre per denunciare soprusi, violenze, atti di razzismo subiti e ricevere informazioni e assistenza legale gratuita.

Dodicesima scena. Dice padre Alberto Remondini, presidente dell´associazione San Marcellino: “il provvedimento dimostra l´assoluta mancanza di conoscenza del problema delle persone che vivono in condizione di senza dimora, o, forse peggio, il totale disinteresse all´impatto che provvedimenti tanto inutili e dannosi, quanto demagogici, hanno sulle persone, soprattutto su quelle più deboli, a favore di provvedimenti che paiono voler spostare l´interesse dei cittadini dai reali problemi del paese”. Famiglia cristiana parla di ‘leggi razziali’.


Tredicesima scena.
Parte dalla Puglia la rivolta al pacchetto sicurezza e alla norma che consente ai medici di denunciare gli immigrati irregolari. Il governatore Nichi Vendola ha replicato al provvedimento approvato dal Senato minacciando di “revocare la convenzione ai medici di base che segnaleranno la presenza di clandestini nei propri ambulatori”. Già col piano della salute dello scorso settembre, l'amministrazione pugliese aveva esteso ai medici di famiglia l'obbligo di prestare assistenza anche agli stranieri senza permesso di soggiorno.


Quattordicesima scena.
L'esempio pugliese raccoglie proseliti anche in altre Regioni. «È una misura non umana e oltre tutto sbagliata», commenta dal Piemonte Mercedes Bresso. E sulla stessa lunghezza d'onda si sintonizzano le giunte di Marche e Lazio, pronte a varare mozioni sull'obiezione di coscienza per i professionisti della sanità.


Quindicesima scena.
Le associazioni di categoria sono le prime a contestare la legge: “Siamo medici e non spie”, urlano i volontari di Msf, seguiti a ruota da quasi tutti i soggetti associativi del settore, dalla Confederazione pediatri, che teme pandemie, alla federazione dei dirigenti ospedalieri, per i quali “disobbedire è un dovere morale”. Ancora più dura la Cgil, che per il 21 febbraio ha convocato a Milano una manifestazione contro un provvedimento che “mischiando paura, ignoranza e intolleranza” va ben oltre “ogni confine tra civiltà e sicurezza”.


Sedicesima scena.
Secondo Antonio Gaudioso, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva: “il provvedimento approvato a Palazzo Madama espone al gravissimo rischio dello sviluppo di una “sanità ombra”, gestita dalla criminalità organizzata, i cui utenti potrebbero rappresentare un inesauribile serbatoio di “manovali del crimine”; ancora, il provvedimento non risolverà il problema della presenza degli immigrati irregolari, ma scaverà un solco profondo tra i “popoli”, aumentando a dismisura tensioni sociali e disuguaglianze ed, infine, peggiorerà considerevolmente lo stato di salute anche della popolazione italiana tutta, con la possibilità, come detto, di sviluppo di epidemie di malattie trasmissibili, le quali non sono soggette a passaporto né a visto di soggiorno”.

Diciassettesima scena. La Regione Lazio, su proposta del segretario regionale di Cittadinanzattiva, Giuseppe Scaramuzza, sta procedendo alla preparazione di cartelli multilingua da affiggere negli ospedali dove si dice che saranno garantiti i servizi sanitari senza rischio di denuncia. I cartelli, in 6 lingue, porteranno la scritta “in questa struttura ogni persona può venire e curarsi liberamente senza alcuna discriminazione, nel rispetto dell’art. 32 della Costituzione Italiana”.

Diciottesima scena. Giustizia per i diritti ed il Tribunale per i diritti del malato, due delle reti di Cittadinanzattiva, studiano quelle azioni che permettano di arrivare alla Corte Costituzionale per un giudizio sulla norma.


Diciannovesima scena.
Cittadinanzattiva chiede di segnalare tutte quelle iniziative che si stanno prendendo nei territori da parte di istituzioni pubbliche regionali o locali per garantire il diritto d’accesso agli immigrati ai servizi sanitari. Far circolare queste informazioni aiuterà ad avere più strumenti per agire e per promuovere azioni che vincolino le istituzioni regionali.


Ventesima scena.
E tu? Riempi questa scena.


v.f.

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